Regia di Radu Jude vedi scheda film
ARTEKINO FESTIVAL BY MYMOVIES
Romania, 1937. Emanuel è un ragazzo ventenne magro ed affilato, da anni affetto da tubercolosi ossea che lo sta lentamente consumando, a partire dal costato, disgregandolo progressivamente. I genitori lo portano in un sanatorio sito in riva al Mar Nero, ove viene sottoposto a dolorosi prelievi di liquido e ingessato dal collo alla cintola, per la cura ricostituente. Sempre perennemente disteso orizzontalmente sul lettino con le ruote, anche per cibarsi, l’uomo trascorre il suo tempo leggendo poesie, guardando il mare come un turista in vacanza presso uno strano grigio e lugubre hotel, ma poco alla volta si innamora di una paziente con medesimi problemi ad una gamba. La vita di tutti i giorni è scandita dai versi che il giovane compone lungo quella forzata dolorosa degenza, narrando e riflettendo di come lui e gli altri malati tentino di vivere la vita appieno nonostante la lenta, progressiva, inesorabile consunzione dei loro corpi, contrastata soltanto dalla forza della loro mente.
Il film, che segna il ritorno in regia dell'originale ed estroso regista di Radu Jude, quello del western balcanico in bianco e nero Aferim!, è ispirato al romanzo autobiografico omonimo dell’autore rumeno Max Blecher, scritto prima di morire a soli 29 anni, dopo dieci primavere trascorse tra sofferenze e debilitazione, come turisti tristi destinati a vedersi sbriciolare poco per volta.
Il film, visivamente affascinante con la sua cornice demodé e vintage che ci riporta alle atmosfere delle vecchie cartoline di inizio secolo, è un'opera vitale e brillante, colma di sprizzi di vita e di entusiasmi che solo la malattia congenita ed inesauribile sa placare poco per volta, inesorabilmente.
Si respira l'aria frizzante di una comicità un pò isterica e vitale figlia di quei territori a metà strada tra l'Est e l'Ovest, tra un'Europa ed un'Asia che non riescono ancora bene a delinearsi o a distinguersi.
L'eleganza della messa in scena trova modo di manifestarsi in splendide cornici di riprese lungo la spiaggia che paiono quadri d'autore o stampe d'epoca esattamente riprodotte in movimento. Ma quello che spicca è la vitalità che si sprigiona dai corpi sofferenti e martoriati dalla malattia, che tuttavia non rinunciano a vivere e a gioire della spensieratezza e degli stimoli anche sessuali che una giovinezza sfortunata gli ha lasciato, nonostante tutto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta