Nel 1937 Emanuel, un ventenne, trascorre le sue giornate in una casa di cura sulla costa del mar Nero per coloro che soffrono di tubercolosi ossea. Innamorandosi di un'altra paziente, prova a vivere a pieno la sua vita mentre il proprio corpo inizia a cedere lentamente.
Note
Basato sull'omonimo romanzo autobiografico di Max Blecher.
Il film investe tutto sull'immobilità di un corpo. Un corpo che però vive le pulsioni sentimentali che appartengono ad ogni uomo. E da questo scarto emotivo che Emanuel vorrebbe liberarsi, ma la regia lavora sugli ambienti claustrofobici e la fotografia virata in giallo per accrescere di senso l'impossibilità di poterci realmente riuscire.
Stanze. Vedute rettangolari, chiuse e ferme come quadri. La lontananza è solo prospettiva, un’illusione di profondità racchiusa nella cupa trasparenza di un acquario. Il romanzo autobiografico di Max Blecher introduce la storia con un soffocante gioco di interni, di locali ospedalieri attraverso cui si snoda un sentimento di attesa e prigionia, un senso di imminente… leggi tutto
Stanze. Vedute rettangolari, chiuse e ferme come quadri. La lontananza è solo prospettiva, un’illusione di profondità racchiusa nella cupa trasparenza di un acquario. Il romanzo autobiografico di Max Blecher introduce la storia con un soffocante gioco di interni, di locali ospedalieri attraverso cui si snoda un sentimento di attesa e prigionia, un senso di imminente…
ARTEKINO FESTIVAL BY MYMOVIES
Romania, 1937. Emanuel è un ragazzo ventenne magro ed affilato, da anni affetto da tubercolosi ossea che lo sta lentamente consumando, a partire dal costato, disgregandolo progressivamente. I genitori lo portano in un sanatorio sito in riva al Mar Nero, ove viene sottoposto a dolorosi prelievi di liquido e ingessato dal collo alla cintola, per la…
Post rapido e indolore, che ha un solo e semplice obiettivo: la pura e semplice condivisione. In casi come questo, non serve nemmeno esporre un testo… segue
Locarno 69. Quando ancora si moriva di tubercolosi la speranza di poter sopravvivere alla malattia si trasformava, per chi poteva permetterselo, in una vacanza da se stessi e dal proprio mondo nella speranza che le cure ospedaliere e la divina provvidenza facessero il resto. Di questo limbo esistenziale e delle giornate trascorse nel sanatorio deputato alla promessa guarigione si occupa…
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Commenti (2) vedi tutti
Il film investe tutto sull'immobilità di un corpo. Un corpo che però vive le pulsioni sentimentali che appartengono ad ogni uomo. E da questo scarto emotivo che Emanuel vorrebbe liberarsi, ma la regia lavora sugli ambienti claustrofobici e la fotografia virata in giallo per accrescere di senso l'impossibilità di poterci realmente riuscire.
commento di Peppe ComuneLa prigione della malattia, vista dall'angolazione obliqua dei corpi che non possono più andare dietro alle emozioni.
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