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Message from the King

Regia di Fabrice Du Welz vedi scheda film

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La recensione su Message from the King

di alan smithee
5 stelle

NETFLIX

Da Città del Capo a Los Angeles con 600 dollari in tasca e senza carte di credito: il viaggio di Jacob King pare fermarsi sul nascere appena atterrato nell'aeroporto statunitense, ove l'uomo diviene subito oggetto di controllo da parte dell'immigrazione- Spacciatosi per taxista sudafricano in vacanza, l'uomo, sospettato di tentare di installarsi negli Usa, viene poi rilasciato per mancanza di indizi. In realtà King è sopraggiunto in soccorso della sorella, che gli ha lasciato disperati messaggi vocali invocanti aiuto, ma nessun altra spoiegazione od indizio in  grado di agevolarlo nella ricerca della familiare.

Tuttavia l'uomo, raggiunta l'ultima dimora della sorella, si rende conto e finsce per sospettare che ella sia rimasta coinvolta in affari loschi legati al mondo dello spaccio. In quel frangente non tarda a conoscere uno scaltro avvenente dentista, e di conseguenza un produttore cinematografico hollywoodiano nel suo harem circondato di ragazzi efebi come in una corte orientale. La verità. tragica e violenta, verrà presto a galla e l'uomo sarà a costretto a sfoderare tutta l'abilità che custodisce in segreto, e che lo rivela come ben altra persona che il semplice taxista di cui sopra.

Interessante opportunità oltreoceano che permette al tenace e apprezzato regista belga Fabrice du Welz di varcari i confini e mettersi a disposizione di Netflix per la realizzazione di un thriller che parte piuttosto bene, e si consuma in modo deludente.

Se il personaggio di Jacob King infatti riserva diverse sorprese piuttosto scaltramente giostrate a livello di scrittura, le vere carenze della pellicola, diretta con diligenza e nel rispetto di un ritmo creescente piuttosto apprezzabile, sono rivolte a pressoché tutti gli altri personaggi che fanno da corollario alla ricerca del nostro protagonista: personalità eccentriche e degne di interesse che tuttavia gli sceneggiatori si limitano ad abbozzare troppo approssimativamente, lasciando il film scoperto e vago, troppo preoccupato o propenso a dedicarsi ai momenti action piuttosto che impegnarsi a rendere plausibili certe situazioni o certe sfaccettature caratteriali dei "mechants" coinvolti nell'intrigo.

Peccato perché la base per produrre un buon thriller pareva esserci tutta, e Du Welz continua a restare, dinanzi ai miei occhi (ma a dirla tutta mi manca ancora, tra la sua filmografia, quel Vinyan di cui si parla in verità piuttosto bene) una promessa in attesa di consacrazione definitiva, almeno dal punto di vista artistico.

Protagonista del film, troviamo il prossimo Black Panther della nuova cinetrasposizione Marvel, ovvero l'atletico Chadwich Boseman, physique du role perfetto per la parte; lo affiancano, in modo piuttosto ordinario, ma spesso non per colpa degli interpreti, Luke Evans nel ruolo dell'avido dentista, Teresa Palmer in quello di una madre.puttana vicina di stanza del nostro uomo, e il bieco Alfred Molina, nel ruolo più sprecato, irrisolto e mal scritto di tutto il film.

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