Regia di Fabrice Du Welz vedi scheda film
La trasferta americana per il belga duWelz è un revengemovie dall'anima e dalla pelle nera che segue la diaspora di un Giacobbe sudafricano dagli slums di una township quale parco giochi per un'infanzia di diseredati alle strade perdute di una California di sogni miseramente naufragati dentro la temporanea sepoltura d'un cassonetto della spazzatura
Arrivato da Cape Town a Los Angeles solo con pochi dollari e l'intenzione di ritrovare la sorella scomparsa, Jacob King inizia una pericolosa indagine tra bassa manovalanza criminale ed insospettabili mandanti altolocati. L'incontro con una giovane e disperata ragazza madre, sarà l'occasione di un reciproco conforto umano e di una mutua assistenza materiale.
La prima trasferta americana per il belga Fabrice du Welz è un revenge-movie dall'anima (e dalla pelle) nera che segue la diaspora di un Giacobbe sudafricano dagli slums di una township quale parco giochi per un'infanzia di diseredati alle strade perdute di una California di sogni miseramente naufragati dentro la temporanea sepoltura d'un cassonetto della spazzatura. La fedeltà ai suoi trascorsi narrativi viene assicurata dal solito vagabondaggio iniziatico di personaggi alla ricerca delle pulsioni più oscure della propria natura e del furore selvaggio di un castigo sanguinario che, nell'abbattersi sugli altri, ha come principale movente l'insano proposito di una catarsi che punta diritta all'autoflagellazione. Il male, ci dice Du Welz, ce lo portiamo dentro come la sanguinosa stimmate d'una maledizione divina e non lo si può certo sfuggire nello scaramantico rituale di una serigrafia epidermica che riproduce simbolicamente l'omertosa litania delle tre scimmiette. Per la verità i due percorsi sembrano paralleli: il male e il bene convivono lungo le strade lastricate di un inferno suburbano che oscilla tra i sordidi traffici della pedofilia d'alto bordo e le languide tenerezza d'un amore platonico che riflette negli occhi dell'altro la parte migliore di sè. Come dire i presupposti ed i piani di lettura ci sono tutti, comprese le mutazioni dell'anima e gli infingimenti sociali (il protagonista è uno stimato dirigente di polizia nel suo paese che si finge un mite tassista in quello di arrivo) che hanno ribaltato il paradigma del noir della vendetta inaugurato con Una Storia della Violenza del più famigerato tra i cineasti canadesi; questo non basta però per dare continuità e vigore ad un film che sembra smarrirsi nella frammentazione logica della sua narrazione, vittima più di superficiali scelte di scrittura e di montaggio, piuttosto che dello spartano pauperismo della messa in scena. Che sia un lavoro su commissione o un temerario esperimento cine-televisivo d'autore, è comunque un'occasione mancata per il regista belga, alle prese con una sceneggiatura non sua e lontano dalle tetre e abituali location europee delle sue opere precedenti. A non protagonisti di lusso come Luke Evans e Alfred Molina, si affiancano i due convincenti attori protagonisti: Chadwick Boseman e Teresa Palmer, una coppia mista, bella e giovane ma troppo ammaccata per riuscire a fare all'ammore. Presentato al Toronto International Film Festival 2016 e distribuito da Netflix nel 2017. Doppiaggio italiano semplicemente imbarazzante.
Temo che Bianca non abbia nulla che un uomo sano di mente possa desiderare. A parte il suo aspetto, certo!
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