Regia di Argyris Papadimitropoulos vedi scheda film
Suntan, ovvero: sappiamo davvero chi siamo?
Un divertente e poi tragico viaggio alla scoperta di un uomo, di un medico, un routinario, che scopre improvvisamente di non essere quel che credeva. Vede la vita che non ha mai visto, scopre momenti che non pensava si adattassero a lui. Viene accolto, forse ingannato, forse sinceramente accettato, da un gruppo di giovani scapestrati e amanti della folle vita. Quella vitalità così distante lo attrae. Lo fa sentire come mai prima. Suntan scopre. Suntan rimane intrappolato. I giovani se ne vanno per un periodo e lui ne sente immancabilmente la mancanza, soprattutto ha paura di perdere la ragazza amata. La ragazza che gli ha dato così tanto. Troppo. Perché ormai il nostro protagonista è incastrato nel suo nuovo io e non ne vuole più uscire. Non vuole credere che sia stato solo un gioco temporaneo. Non capisce. E allora li ripaga. Ripaga la ragazza con la sua stessa moneta: vuole approfittare di lei. Allora la droga, la rapisce e, in quegli ultimi minuti disperati, un pianto naturale lo frena. Cura le ferite della giovane. Schermo nero.
Ho amato questo divertente e disperato, piccolo grande film. Mi è piaciuta la interpretazione del protagonista, le location ben organizzate, la regia leggera ma non scontata, le musiche adatte e non invadenti, il rapporto di amore, pietà, dipendenza che lega i personaggi, l'onestà e l'assoluta assenza di presuntuosità.
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