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Spoor - Il sentiero

Regia di Agnieszka Holland vedi scheda film

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La recensione su Spoor - Il sentiero

di alan smithee
5 stelle

In un villaggio di campagna situato in una zona di confine polacca, una anziana ma vitale ed eccentrica insegnante in pensione di nome Janina, si prodiga ad insegnare senza profitto la lingua inglese ai ragazzi del villaggio, ed alterna questa attività alla sua crociata personale per la tutela degli animali, soprattutto quelli selvatici, in quei luoghi particolarmente esposti alla brutalità dei cacciatori di frodo.

Il giorno in cui scopre, con devasto fisico e psicologico, che i suoi due amati cani sono scomparsi misteriosamente, la donna accentua il tono e lo stile pittoresco ed eccentrico con cui conduce da anni una sua crociata personale contro ogni forma di violenza ai danni della specie animale.

Categoria che ella per prima rispetta ed ama ben più di quella umana, greve e senza scrupoli, che pare circondarla, a partire dalle forze di polizia, che la deridono sfacciatamente considerandola semplicemente una bizzarra perdi-tempo.

Quando tuttavia, uno dopo uno, i corpi senza vita di spietati cacciatori vengono ritrovati straziati nei boschi limitrofi, con tracce di interventi animali a danno dei cadaveri, l'ipotesi che una mirata azione vendicativa da parte del regno animale a danno della spregiudicata razza umana, diventa palpabile, al pari del sospetto che la spesso plateale azione di rivendicazione della estrosa donna paladina delle sorti animali, possa in qualche modo aver cambiato tecnica ed atteggiamento, oltre che soluzioni risolutive conseguenti.

La regista e sceneggiatrice polacca Agnieszka Holland , attiva già dagli anni '70, è sempre stata, soprattutto a partire dai primi '90, una cineasta molto attenta a riuscire a farsi apprezzare internazionalmente con una dinamica di racconto assai coinvolgente e stuzzicante, ed una regia formalmente ineccepibile e di gran stile. Basti pensare ad opere formalmente ineccepibili come Europa Europa, Olivier, Olivier, Poeti dall'Inferno, o ad adattamenti letterari come Il giardino segreto e Washington Square.

Anche in questo suo ritorno, premiato a Berlino 2017 con l'Orso d'Argento - Premio Alfred Bauer, il racconto e la storia, che giocano abilmente ed astutamente (senza che ciò possa essere considerata una colpa) poggiandosi su argomentazioni che spaziano da tematiche etico-ecologiche alla suspence da thriller con sfumature colorate e brillanti, conferma questa incontestabile dote di cineasta dal grande appeal sul pubblico.

Il film si regge anche molto sull'istrionismo da mattatrice indiscussa che la brillante protagonista Agnieszka Mandat-Grabka riesce a trasmettere allo spettatore, specialmente nelle drammatiche e molto costruite scene madri in cui viene descritto l'impeto senza freni con cui la protagonista si prodiga per la difesa, strenua e comunque spesso inefficace, delle sventurate innocenti creature di un mondo animale dimesso e rispettoso, che la stessa donna vorrebbe aizzare ed istigare a difendersi contro i disumani soprusi e scempi di cui essi rimangono vittime e perenni perseguitati.

Un prodotto impeccabile nella costruzione e negli argomenti, nella denuncia sacrosanta di una brutalità di fondo inevitabile ed istintiva che rende l'umanità molto più animalesca degli esseri viventi genericamente definiti come "animali", dove tuttavia ancora una volta il sospetto di una costruzione sin troppo controllata e calcolata, finisce per affievolire quell'entusiasmo finale che, ad inizio film, prometteva di restar presente ed invece via via svanisce lungo il dipanarsi del concitato risvolto.

 

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