Espandi menu
cerca
Spoor - Il sentiero

Regia di Agnieszka Holland vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mck

mck

Iscritto dal 15 agosto 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 207
  • Post 137
  • Recensioni 1157
  • Playlist 324
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Spoor - Il sentiero

di mck
7 stelle

L'artata natura.

Quadrilatero affaccio sulla prospettiva baltica / 1 :
- “November” - Rainer Sarnet, 2017, Estonia, XIX sec., B/N
- “Pokot” (“Spoor”) - Agnieszka Holland, 2017, Polonia, inizio del XXI sec., Col.
- “Risttuules” (“In the CrossWind”) - Martti Helde, 2014, Estonia, metà del XX sec., B/N
- “Sauna” - Antti-Jussi Annila, 2008, Finlandia, a cavallo tra il XVI e il XVII sec., Col. 

 

Parentesi della Storia / 2 : “Pokot” (“Spoor”) : Shooting and Non-Eating Animals, ovvero: Azione [Human Attack Movie: Uomo Morde Cane) e Reazione (Eco-Vengeance: Cerbiatti Mannari e Scarafaggi Assassini).

 


C'impiega tutta un'ora, giugno, ad arrivare. Ma poi giunge, annunciato da una Sfinge della Vite [Deilephila elpenor (Linnaeus, 1758)], sfocata, in primo piano, a sbattere le ali contro il vetro di una finestra proiettata sul giardino.

Premessa / 1.
Si sta aprendo la stagione venatoria 2018-2019: auspico (non “prevedo”, ma spero e mi auguro) che il conto dei morti “militari” possa essere e di molto superiore a quello dei civili (114 - centoquattordici - nel 2017-2018).
http://www.vittimedellacaccia.org/
Siano chiare due cose: 1. non sono contro la caccia in sé (potrei uccidere divorandolo vivo un dolce, squisito, batuffoloso coniglietto puccioso in caso di necessità), e, 2. non tutti i cacciatori sono bracconieri ma tutti i bracconieri sono cacciatori. Detto ciò: SPARATEVI NEL CULO – CE L'AVETE PICCOLO (il cervello: vale anche per le femmine, i transgender, i tri/quadri-sessuali e gli angeli) E NON LO USATE.

Premessa / 2.
Inserire un film sul SudetLand (la regione in questione, oggi suddivisa tra Repubblica Ceca, Slovacchia, Germania e Polonia, è quasi - mitteleuropeamente - più vicina all'Adriatico e a Venezia e Trieste che al Mar Bianco e a Danzica) in una quadrilogia sul Mar Baltico è, quanto meno e per lo più, se si vuole - e dato che sto criticando me stesso, lo si vuole - essere clementi, azzardato (sarebbe come inserire “il Vento Fa il suo Giro” in una serie sul Mar Mediterraneo), ma tant'è. Immaginate che, in una limpida giornata di sole splendente col cielo terso e azzurro profondo, dalla cima di una verdeggiantemente rigogliosa di vita collinetta nei dintorni di Boemia e Moravia, si possa spaziare con lo sguardo sino a un'altra laguna, quella di Stettino.

“Sto denunciando alla Polizia che accade qualcosa di male. Dove devo andare, se non alla Polizia?”
Che schifo questa Polonia, sembra l'Ungheria, o l'Italia. 

 


Pokot” (“Spoor”) - l'impronta umana e l'orma animale, la traccia di sentiero, la pista da aprire e seguire -, l'all'incirca 20° lungometraggio di Agnieszka Holland (1948) - affiancata in co-regìa di supporto da Kasia Adamik (1972) -,

scritto dalla regista stessa (anche co-sceneggiatrice per Andrzej Wajda e co-soggettista per “i” due Krzysztof, Kieslowski e Piesiewicz) con l'autrice del romanzo (“Prowadz swój plug przez kosci umarlych”: "Guida - il tuo Aratro Attraverso le / il tuo Carro Sopra alle - Ossa dei Morti": (gl)i (a volte williamblakeiani) corsivi virgolettati in questa pagina sono tratti da lì nella traduzione di Silvano De Fanti) di partenza, Olga Tokarczuk (1962) - pubblicata in Italia, oltre che da Nottetempo, da Fahrenheit 451, Bompiani, Forum Ed. e TopiPittori-,

è, forse, una specie di “gran ritorno” (prodotto da un altro Krzysztof, Zanussi), e - dopo le regìe di alcuni episodi di “the Wire” e “Treme” - una delle sue opere migliori non “da tempo a questa parte”

[ché i precedenti “Horící Ker” (“Burning Bush”), x HBO Europe (l'autrice polacca è da sempre stata una cineasta anche televisiva, meno di Julian Pölsler (e “Die Wand”, l'unico film per il cinema del regista teatrale e televisivo austriaco, si può considerare una variazione parallela sul tema) e più di Liliana Cavani), sulle ceneri di Jan Palak, e “Rosemary's Baby”, x NBC, licenziato accantonando Polanski e riprendendo in mano Ira Levin, sono recentissimi],

ma dell'intera carriera (mi vengono in mente “una Pura Formalità”/“la Migliore Offerta” di G.Tornatore e “InTo the Forest” di Patricia Rozema) tutta: è un'opera che non fa sconti a nessuno (e in questo è del tutto assimilabile per forza e coerenza al magnifico “Night Moves” di Kelly Reichardt, e a... - “spoiler” alert! - ...“Serial Mom” di John Waters), e in primo luogo alla sua protagonista, Janina, un'eccezionale (penalizzata dal doppiaggio nella versione italiana) Agnieszka Mandat-Grabka, classe 1953

[affiancata e circondata tanto da una grande famiglia aperta costituita da fuoriusciti ex terroristi rientranti (Wiktor Zborowski, 1951), dongiovanni entomologi casanova (Miroslav Krobot, 1951; già Maloin nel simenoniano "A Londoni Férfi" di Tarr Béla), cenerentole principesse white trash (Patricia Volny, 1988) e principini piccoloborghesi, tapini e contro-rifluenti (Jakub Gierszal, 1988, protagonista di un violento - nell'economia del film - jump...

 

 

...cut durante uno dei momenti “sperimentali” dell'opera descriventi il passato dei personaggi reimmaginato dalla protagonista), tutti a loro modo quotidianamente eroici, quanto da “autismo testosteronico” incarnato da poliziotti deboli e ricattati, sindaci ebeti e corrotti, pretini/pretastri/pretucoli conniventi e malvivenza locale allo sbando],

“spaesata” e lucidissima ex ingegnere/architetto pontiere in Siria e Libia e ora (o da sempre) “solo” insegnante elementare a tempo perso e a titolo semi-gratuito di inglese (bene), co-traduttrice di William Blake (bene), animalista [bene (quasi sempre, anche se a volte male: “12 Monkeys” & C. docet)] - ma estremista/fondamentalista (io ad esempio sono arrivato a odiare i cinghiali - che non siano parte di un sugo, di una bistecca, di uno stinco o di un arrosto -, e non certo per causa loro, ma per le idiote e indiscriminate reintroduzioni insensate e violente a fini di "ripopolamento...venatorio") e astrologa (sempre male, o al limite inutile, se va bene). 

 


Fotografia (ottimi movimenti di macchina e piccoli zoom) di Jolanta Dylewska ("In Darkness") e Rafal Paradowski (“Burning Bush”, e operatore alla macchina in “Rosemary's Baby”, “Wojaczek”, “Io, Olga Hepnarova” e sui set skolimowskiani di “Quattro Notti con Anna” ed “Essential Killing”), montaggio di Pavel Hrdlicka (“Burning Bush”), musiche - molto belle e coinvolgenti e ben utilizzate - di Antoni Lazarkiewicz (“In Darkness”). 

 


Note entomologiche e pseudo-elettriche sparse (basate sulla versione doppiata).

– NO SPOILER –
Non è vero che il coleottero cucuide Cucujus haematodes (Erichson, 1845) ha in quella parte della Polonia la parte più meridionale del suo areale europeo, a meno di non considerare la Calabria come facente parte della zolla africana…
- Cucujus haematodes in Repubblica Ceca.
- C.haematodes nell'Appennino Calabro-Lucano (Parco Nazionale della Sila).

– SEMI-SPOILER –
Alcuni passaggi di certi dialoghi possono instillare dei dubbi, quel ch'è certo è che una delle vittime (il sindaco) non è stata “divorata” dai coleotteri, né da viva (carnivori) né da morta (saprofagi necrofori), o per lo meno non da quelli inquadrati sul cadavere, essendo essi cetonidi, rutelidi e melolontini, vale a dire fitofagi, xilofagi e detritivori. Non escludibile che gli insetti possano essere penetrati nelle vie respiratorie, occludendole e portando il soggetto a morte per asfissia, attirati dai ferormoni ingeriti dalla vittima ubriaca e poi svenuta o tramortita e lasciata al limitare del bosco. Più probabile che siano stati semplicemente attirati sul cadavere dai suddetti ferormoni, in una “hannibalica” (più o meno consapevole) creazione artistica da parte dell'assassino.

– ATTENZIONE: SPOILER !!! –
Il pre/sotto finale carpenteriano alla “Escape from L.A.” è messo in scena ambiguamente: o il giovane (ma sarebbe un novello Elliot di “Mr. Robot” andato a scuola da the Machine di “Person of Interest”) ha sviluppato delle interazioni elettriche wireless tramite risonanza reciproca di microonde, e oltre ai lampioni riesce a spegnere anche i fari delle automobili (e direi di no), oppure in contemporanea allo spegnersi dell'illuminazione stradale viene messo in atto un allegorico “a nero” generale, forse sopperendo così alle difficoltà di creare degli effetti speciali analogici (concreti, reali) e/o digitali che inscenassero un black-out totale dell'illuminazione pubblica (e magari financo privata), ma non certo degli autoveicoli autonomi. 

 


“Una volta scelto il sentiero periglioso
L'uomo giusto compiva umilmente il suo tragitto
Nella valle della morte.”

* * * (¼) ½   

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati