Trama
Nel suo monologo teatrale, l'attore-autore bolognese Alessandro Bergonzoni si scaglia, artisticamente e civilmente, contro le vacuità e le metastasi culturali della società di massa.
Note
Lo spettacolo, che in tre anni ha visto 280 repliche teatrali in tutta Italia, ma anche in Svizzera, Germania e Spagna, è un urlo contro il piccolo, l'innocuo, il semplice non-so: urge grandezza non mania di grandezza, urge fantasia. Attraverso un profondo lavoro sulla voce e sul pensiero, sulla scrittura e sul corpo, Bergonzoni fa viaggiare attraverso i suoi temi più cari - l'altro, l'oltre, il rimbalzo della norma, il gioco di specchi - e incita a fare voto di “vastità”. Ma cosa è la “vastità”? Questa è la domanda che Bergonzoni pone allo spettatore, la cui risposta si trova nell'aprirsi all'incommensurabile, all'invisibile, all'incredibile, all'onirico, per uscire da abitudini mentali indotte dalla selva di discorsi in cui tutti ci troviamo immersi.
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