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Soy Nero

Regia di Rafi Pitts vedi scheda film

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La recensione su Soy Nero

di alan smithee
7 stelle

Un diciannovenne di fronte al confine: quello per una nuova vita, che per molti messicani significa riuscire ad introdursi senza visti negli U.S.A. Egli vuole riuscirci e poi arruolarsi, per meritarsi finalmente lo status di cittadino ed integrarsi. Dall'iraniano Rafi Pitts un film notevole che si sdoppia in due sotto storie tese ma anche ironiche.

Cade drammaticamente a pennello, e non senza una certa tetra ironia, con l'elezione del nuovo discutibilissimo Presidente americano, lì'uscita (in Francia, non sia mai qui da noi!!) del nuovo interessante film del regista iraniano Rafi Pitts, trasferitori nei pressi della barricata messicana che divide, ora più che mai, due popoli lungo un confine ove l'esodo subisce un unico senso direzionale.

E nel film, sostanzialmente diviso nettamente in due, seguiamo inizialmente i tentartivi del diciannovenne Nero, di varcare la barricata per tentare di recarsi  dal fratello, ormai stabile in California. Operazione che riesce, ma quando Nero sta trasferendosi verso Berverly Hills, l'uomo bizzarro che gentilmente lo accoglie, viene fermato dalal polizia e lui di conseguenza intercettato. Fuggito fortunosamente da un campo di raccoglimento di profughi, il ragazzo riesce a raggiungere il fratello, in una dimora faraonica che costui spaccia per sua.

Resosi conto della vera situazione, Nero non potrà che ripartire, ma, grazie al documento di identità del fratello, vediamo che il ragazzo sceglie la via che da sempre considera il lasciapassare per ottenere la cittadinanza americana.

la seconda parte del film infatti è ambientata in un campo militare mediorientale, ove la truppa di Nero attende oziosamente il sopraggiungere di un'offensiva nemica.

Un'atmosfera di attesa indolente, che riduce i soldati a pedine nel mezzo di un deserto (dei Tartari?) sonnolento ma non per questo meno pericoloso.

L'azione non tarderà a innescarsi, dando vita ad una rappresaglia dalla quale Nero dovrà industriarsi per uscirne vivo, senza riuscire ad evitare di venire umiliato proprio nel momento in cui riuscirà a trovare una salvezza che agli altri invece è stata negata.

Forte, dirompente questo film di Rafi Pitts, denuncia ironica di un'esodo inarrestabile come quello che pure noi italiani ben conosciamo dalle coste nordafricane, e poi ancor più forte e dirompente ed accorato appello a favore di tutti i soldati che hanno servito la patria U.S.A. e in seguito si sono visti negare i pass per ottenere finalmente una cittadinanza meritata rischiando la pelle sui roventi campi di battaglia mediorientali.

Interessante e pezzo forte del film risulta lo sdoppiamento di ambientazione del film, in grado di creare un unico personaggio spaesato sia nel paradiso tanto atteso, sia nel purgatorio desertico ove è stato mandato per potersi meritare la meta finale di cui ha potuto solo saggiare le condizioni di vita, peraltro in modo ingannevole e fuorviante.

Molto bravo Johnny Ortiz, che impersona un Nero accigliato e concentrato verso un unico scopo, una meta di vita che lo vede preparato a qualsiasi tipo di sacrificio.

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