Regia di Luigi Filippo D'Amico vedi scheda film
A chi inorridisce e tutti gli anni pone la sempiterna questione "Ma è possibile che gli italiani corrano a vedere i film di Neri Parenti e Vanzina, con Boldi e De Sica?" dovrebbe esser spiegato bene che il fenomeno è ricorrente nella nostra cinematografia: si prende un tipo di commedia, plasmata interamente sull'attore o gli attori che certa fetta di pubblico "compra" ad occhi chiusi, e per dieci anni o più, fino a consunzione, state tranquilli che gli incassi regolarmente torneranno,belli, alti e forti. E'stato così per Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, per Bud Spencer e Terence Hill, per Pozzetto e Montesano, e ora tocca appunto agli eroi cinepanettonari: se mi chiedete nel futuro chi vedo come eredi del redditizio "incarico" non so dirvi, anche se stanno cominciando a preoccuparmi ( parlo qualititivamente, sia chiaro, poi ognuno guardi che vuole) le frequenti fortune di Brizzi, DeBiasi & C.. In breve, in un'intercapedine tra i suddetti eroi del botteghino,c'è posto nell'Albo d'Oro anche per Lando Buzzanca, che per una decina d'anni impersonò un maschio italico schiavo della fascinazione per le belle donne e corrisposto dalle signore, con un livello medio delle pellicole quasi peggio di quelle di Alvaro Vitali, e dico poco: qui, al servizio di Luigi Filippo d'Amico fa il verso all'arbitro Concetto LoBello, poi entrato in politica, con la "diva" (da noi soltanto però) Joan Collins a farlo fremere e tribolare. Sul film c'è veramente poco da dire, si pensi che la gag più insistita è quella del protagonista che se la fa sotto letteralmente in campo e in mezzo ai giocatori che sono disgustati dai miasmi...
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