Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
Justine (Garance Marillier) è stata educata dai genitori (Laurent Lucas e Joana Preiss) veterinari ad essere convintamente vegetariana. Iscrittasi alla stessa facoltà di veterinaria frequentata un tempo dei genitori e attualmente dalla sua sorella più grande (Ella Rumpf), Justine inizia il rapporto con il nuovo mondo universitario dovendo affrontare tutta una serie di riti iniziatori. Uno di questi prevede l’obbligo di mangiare un pezzo di carne cruda. La sorella Alexia già ci è passata e la invoglia a fare questa “piccola” digressione alla ferrea disciplina familiare. Ma da quel momento le cose non saranno più le stesse. Perché il corpo inizierà ad assumere comportamenti del tutto inaspettati, a palesare una natura che fino a quel momento se n'era stata nascosta.
“Raw - Una crudele verità” di Julia Ducournau è un film sulla carica di seduzione che può esserci nella scoperta del proprio corpo e sul corpo come viatico per mettere alla luce inestricabili e nascosti labirinti del mondo. Per questo suo film d'esordio l'autrice francese predilige un registro disturbante, teso cioè a fare della carne umana l'anima seduttrice di una discesa regressiva verso la reale conoscenza della propria natura.
Ci sono condizioni di vita parallele, scoprirne qualcuna può significare aprire un varco verso una casistica esperienziale tutta da sperimentare. Scoprire questo varco può significare intraprendere una strada senza ritorno, conoscere un qualcosa di nuovo di sé che non si sapeva di possedere, un qualcosa di sé stessi che nel mentre mostra la sua faccia terrificante potrebbe assumere le fattezze di una forza predatrice a cui diventa impossibile sottrarsi. È questo che cova sotto lo sviluppo narrativo del film, e Jiulia Ducournau è stata brava a giocare sull'accumulo di elementi visivi per fornire al genere horror nuovi elementi interpretativi.
Il carattere disturbante si palesa poco alla volta, come un virus che deve fare tutto il suo percorso prima di manifestarsi per quello che è. E intanto che l'iter narrativo imbastisce la sua sottintesa trama terrificante, la regia gioca con più timbri cinematografici per fare della sfuggevolezza dal genere il carattere più interessante del film. In primo luogo, aleggia forte l'atmosfera del tipico film di ambientazione scolastica, dove a farla da padrona è la formazione alla vita del college della matricola di turno. L'ingresso alla facoltà di veterinaria sembra per Justine una corsa ad ostacoli, impegnata com’è ad essere la vittima passiva di una serie di riti di iniziazione a cui è obbligata a sottostare dagli “anziani” ospiti del campus. Ma se in tutta la prima parte, dall'unione dei momenti ludici e di quelli splatter, emerge una marcata venatura di leggerezza, è altrettanto vero che l'aria di disordinata anarchia che percorre il campus e lo stato di palpabile spaesamento di Justine, rendono tangibile uno stato di latente e propedeutica tensione emotiva. In secondo luogo, la fascinosa attrazione per la carne, che va configurandosi come un elemento narrativo, non solo centrale nell'economia complessiva del film ma anche di una portata più ampia di quando lascerebbe supporre un iniziale approccio superficiale, conferisce all’intera storia un sensibile carattere speculativo. In questo, “Raw - Una crudele verità” ricorda non poco “The addiction”, il capolavoro “vampiresco” di Abel Ferrara : per come la trasformazione del corpo di Justine avviene per effetto di quello che sembra essere un virus che rivoluziona per intero le coordinate con cui solitamente si rapporta con il mondo esterno, una trasformazione che la sorella sembra dirigere come una sorta di cerimoniere designata. Infine, il lato più spiccatamente “cannibalesco”, quello in cui la macchina da presa non si tira indietro nel conferire un disturbante impatto visivo alla sopraggiunta fascinazione per la carne, incanala il film di Julia Ducournau lungo una strada che oscilla, tra il genere horror teso a riflettere sullo stato delle cose attraverso la dosata rappresentazione degli accessi, e il B-movie che usa spettacolarizzare gli eccessi per rendere visibile il suo principale carattere creativo.
Insomma, “Raw - Una crudele verità” è un film accattivante che ha la capacità di giocare su più sponde non lasciandosi dominare da nessuna, conservando un'impronta autoriale nonostante le implicazioni speculative che pure ci sono non spiccano con maggiore evidenza rispetto al tono disturbante e leggero insieme che permea la messinscena.
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