Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
Julia Ducournau riporta in auge il cinema horror francese con un body horror cannibalico che come Teeth a suo tempo (Mitchell Lichtenstein, 2007) si sviluppa su turbe adolescenziali femminili. Lungi dall’essere un film femminista o per lo meno anti-maschilista, Raw è sicuramente un gender movie che attraverso il mai banale tema della carne indaga le ossessioni e le pulsioni giovanili legandole indissolubilmente all’esperienza sensibile. Nell’immaginario occidentale, come anche in quello orientale, la donna libertina nei costumi sessuali è sempre stata vista come strega, come essere indegno, mentre all’uomo libertino è sempre stato riconosciuto lo status di capobranco, seduttore invidiabile e soprattutto gliene è sempre stato riconosciuto il diritto-dovere. Con Raw, la regista inverte i ruoli, come Coralie Fargeat in Revenge (2017), non tanto maschilizzando la femmina, ma devirilizzando il maschio nel confronto con la femmina affamata.
Il fatto poi, che la protagonista vegana si trasformi in un’adoratrice della carne cruda e fresca, non vuol nemmeno dire che il film colpevolizzi la carne stessa degli orrori dell’umanità salvando l’erbivoro o frugivoro edenico. Piuttosto, approfitta della metafora vegetale/carnale per rappresentare il disagio di un’educazione borghese, seppur alternativa e naïf, in opposizione alla trasgressione istintiva del corpo adolescente. Vegetale/carnale in luogo di morigerato/depravato, considerando quest’ultimo termine in accezione positiva e autodeterminista.
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