Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
Opera prima di una sensibile regista francese che nel ruolo dell'adolescenza intravede un periodo particolarmente critico. Un dramma intenso, che tenta di raccontare il disagio giovanile. Nel fare questo svolta, con consapevolezza, nell'horror più realistico. Ch'é poi quello del malessere esistenziale.
La piccola Justine (Garange Marillier) seguendo le orme della sorella Alexia (Ella Rumpf) dalla Francia finisce a frequentare una Università, con indirizzo veterinaria, in Belgio. In arrivo da una famiglia rigidamente vegetariana, subisce con sofferenza l'iniziazione riservata alle nuove matricole, consistente in una settimana di sottomissione ai "veterani". Uno dei riti che deve sopportare, prevede di mangiare un rene crudo di capra. Da quel preciso momento gli equilibri di Justine vanno in frantumi. Tutta l'educazione e le certezze su cui ha fondato la sua formazione mentale, cedono il posto ad istinti irrazionali. Ma non è la sola, prima di lei la sorella maggiore sperimenta gli appetiti della carne. Il compagno -gay- di stanza Adrien (Rabah Naït Oufella) nota fin da subito lo stato di malessere in cui versa Justine.
Bell'opera d'esordio scritta e diretta dalla giovane francese (classe 1983) Julia Ducournau. Raw, una lucida analisi delle tendenze (deviate) intraprese dai giovani del duemila, lasciati disperatamente soli dalle generazioni precedenti e senza più punti di riferimento. Abbandonati a un destino di sconforto e solitudine. Tanto che l'omosessuale Adrien, messo a confronto con i coetanei, finisce per essere il più normale. Sui risvolti psicologici e sulle finezze del testo (gli elementi bestiali sono quelli più disturbanti) ci si potrebbe scrivere un libro. Quello che è sicuro, anche sul piano meramente estetico, è che Raw si distingue per una fotografia molto curata, e una direzione che predilige spesso punti macchina a campo lungo, prendendo più volte le distanze dai primi piani. Un distacco che sembra voler significare altro. Quasi che la posizione dell'autrice sia quella della più disincantata e realistica obiettività. Da qui, ovvero dall'orrore reale della condizione umana, probabilmente, arrivano le escrescenze (l'eritema dovuto a allergia di Justine), i liquidi (Alexia che urina da in piedi, come un uomo), il vomito, gli escrementi (la mucca con un braccio infilato nel retto) e persino lo sperma (Adrien predilige essere trattato di bocca dal partner).
La sensibile -ma all'occorrenza dura- Julia Ducournau focalizza l'attenzione sull'età dell'adolescenza, quel periodo che dovrebbe essere sinonimo di gioia e voglia di vivere ma che, talvolta a causa di una Natura per nulla perfetta, annega la voglia di vivere nella tristezza. Oltre alla bellissima colonna sonora, opera di Jim Williams (parecchio simile al motivo principale di Nonhosonno dei Goblin), appare più che indovinato l'inserimento di un brano musicale italiano cantato dolcemente dalla coinvolgente voce di Nada: Ma che freddo fa.
Curiosità
Ovviamente in un contesto diverso ma sempre da parte di una regista -tra l'altro francese- il tema del cannibalismo è stato crudamente trattato cinematograficamente anche nel 2001, quando Claire Denis porta sugli schermi la sanguinaria Béatrice Dalle in Cannibal love (Trouble every day).
"Cos'è la vita
senza l'amore
è solo un albero
che foglie non ha più
e s'alza il vento
un vento freddo
come le foglie
le speranze butta giù
ma questa vita cos'è
se manchi tu.
La notte adesso scende
con le sue mani fredde su di me
ma che freddo fa
ma che freddo fa
basterebbe una carezza
per un cuore di ragazza."
"Esisterà una vera civiltà umana soltanto quando non solo non esisteranno più cannibali, ma ogni forma di consumo di carne verrà considerata cannibalismo.” (Wilhelm Busch)
Raw OST (di Jim Williams)
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