Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
Il film che tutti vorrebbero girare.
Le vicende di una ragazzina costretta a crescere sola all’università tra il nonnismo degli studenti più anziani, le prime pulsioni sessuali ed un innato spontaneo cannibalismo.
Un film crudo che prima di tutto vuole mettere in scena certi tipi di capacità registiche a partire da suggestioni di un cinema più antiquato fino ad atmosfere date da una messinscena più claustrofobica e tesa, come chi sta girando volesse dimostrare di poter girare quello che gli pare ma che le scene più cruente e sanguinolente che si susseguiranno sono date esclusivamente dalla trama quindi non solo da puro gusto o dall’esclusiva ricerca di sensazionalismo. Gli spettatori saranno messi a dura prova ma non solo per lo schifo o per l’elemento disturbante; ciò che la trama offre, i risvolti, il concetto stesso del film è difficile da digerire soprattutto perché posto in modo non urlato, come fosse il semplice svolgersi della storia. L’ora e mezza che penso chiunque avrebbe voluto girare d’una maturazione delle più tipiche e girata proprio bene, talmente bene che può permettersi di rovinarsi da sola distruggendo il fragile clima che si crea mettendo alla prova oltre che chi guarda anche la propria stessa credibilità. Non parlo solo della ragazzina carina e bella trasformata in assassina, parlo dei peli sotto le ascelle di quella ragazzina, parlo di ragazze che pisciano in piedi e poi addosso; non parlo solo d’una disgustosa scena d’una vomitata sulla tazza del bagno che pare infinita, parlo dell’omosessualità che senza troppe spettacolarizzazioni sta alla luce del sole spudorata come capita tra eterosessuali alla faccia di tutti.
L’analisi del rapporto familiare è intenso ed intelligente anche se naturalmente malato come il resto della vicenda. Le due sorelle di amano veramente aiutandosi come possono e come due sorelle se ne fanno di tutti i colori, dove però si discute qui ci si mutila mentre dove di solito ci sono abbracci e consigli qui ci s’insegna ad ammazzare la gente. I genitori sono quasi simpatici dove da contraltare ad una madre eccessivamente apprensiva c’è uno scemo padre assente, saranno proprio loro a finire il rompicapo mettendo insieme i pezzi e capovolgendo la loro stessa immagine che perde il suo valore di rifugio diventando semplicemente parte di quel mucchio di lerciume, anzi, forse ne è proprio il punto di partenza.
Infine se questo film fa così male è merito anche del tema musicale azzeccatissimo, la ciliegina sulla torta della brava Julia Ducournau che la manipola come fa con quelli che ritiene i suoi punti di forza sfrontata come solo chi ha una lucida consapevolezza di sé può fare.
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