Regia di Julia Ducournau vedi scheda film
La nouvelle vague horror non è morta (!) ma è viva (?) e vegeta in questo 'RAW' eccessivo e alienante!
'Raw' potrebbe essere definito un 'film di formazione cannibale' che lascia il segno e rinverdisce i fasti di un filone di opere horror, prodotte nell'ultimo ventennio, provenienti dall'area francofona del nord-europa.
Si fa riferimento a 'Martyrs', 'Alta tensione', 'Frontieres', 'Calvaire' 'Dans ma peu' ecc. ecc. che negli anni scorsi furono accolte dalla critica di genere come ' una ventata di aria fresca'. Questi essendo ascrivibili produttivamente alla medesima area geografica furono etichettati come facenti parte di una nuova 'scuola' che avviava un ciclo di films per lo più 'estremi' che pensandoci a posteriori aveva, come unico fil-rouge, oltre alla provenienza geografica, una qualità medio-alta che andava a colpire lo spettatore con immagini spesso esplicite e tematiche attuali che prevaricavano per valore artistico la mera fruizione generalista.
Stesse considerazioni valgono per questa 'chicca' del 2016, presentata a Cannes l'anno scorso, che pare abbia sconvolto molti spettatori, nei vari festival in cui ha partecipato, fino alla fuga dalla sala di alcuni disgustati dalle sequenze più esplicite.
Quando leggo queste notizie penso sempre che abbiano un intento pubblicitario e spero che non scoraggino la visione dei più sensibili.
Trama sintetica: La figlia minore di una famiglia di veterinari-vegetariani si appresta ad iniziare il primo anno all’Università (Veterinaria appunto) e come succede nei college americani dovrà condividere la propria camera (tipo dormitorio) con altri studenti. Stranamente gli viene assegnato un ragazzo che giustifica tale assegnazione con il fatto di essere gay. Ben presto si renderà conto di dover fare i conti con ‘orde’ di giovani studenti autodefinitesi ‘veterani’ che praticano quelle che in campo militare vengono denominati atti di nonnismo estremamente pesanti e vessatori contro le povere matricole succubi. La giovane protagonista (la bravissima attrice Garance Marillier), in un contesto scolastico in cui i professori non sembrano più sensibili degli spietati ‘veterani’ e per lo più decisamente assenti, riallaccerà i controversi rapporti con la sorella maggiore, di poco più grande, anch’essa iscritta alla stessa facoltà ma di indole più instabile e ribelle. In un crescendo di immagini ‘forti’ il cammino iniziatico della protagonista sfocerà nel drammatico finale e nel dialogo rivelatorio con il padre , nell’ultima, bellissima, sequenza del film. Consigliata la visione a tutti per la descrizione del ‘disagio giovanile’, questa volta in ambito scolastico, nonostante pecchi di una eccessiva estremizzazione dei caratteri dei personaggi, prossimi a cadere nel grottesco, e si notino evidenti incongruenze relative alla verosimiglianza.
Sequenze estreme che piaceranno agli amanti del genere in una atmosfera perennemente morbosa e disturbante.
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