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Raw - Una cruda verità

Regia di Julia Ducournau vedi scheda film

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La recensione su Raw - Una cruda verità

di mck
8 stelle

E continua a sgocciolare, caldo e denso, rosso e metallico, ben dopo la fine. Di nuovo crudo, grezzo, grondante. Vivo, perché affamato.

 

Trilogia della Terminologia (Cine)FotoGrafica {“Bokeh” (esito su carta/schermo di un intervento durante la ripresa/sviluppo/stampa/proiezione), “Raw” [memoria analogica registrata su pellicola (fotogrammi di gelatina e sali di nitrato d'argento e di bromuro di potassio) e su supporti digitali (pixel in file di dati in bit/byte)], “Zoom” (intervento meccanico/digitale durante la ripresa/post-produzione)} / 2 : “Raw” (“Grave”), o: “Bite!”.

 


Raw, Grave, Crudo/Grezzo.
I dati descrittivi dell'immagine catturata dal sensore digitale fotografico nudi, crudi e grezzi immagazzinati sotto forma di tanti 0 e 1 che riportano la loro quadricromatica informazione e ammassati non alla rinfusa, perfettamente malleabili, non ancora interpolati, elaborati, decompressi, malleati, convertiti, raffinati e ricomposti dal processore della foto/videocamera e dai programmi di editing foto/video (la camera oscura...digitale).

 


Periodo d'Ambientazione, ovvero: studia sui libri e studia i tuoi nuovi compagni di studi, non fare battute “difficili”, non sbilanciarti troppo, non esagerare con le prese di posizione, ma soprattutto non paragonare lo stupro perpetrato ai danni di una donna con quello commesso nei confronti di una scimmia! Ricky Gervais (“Out of England”, 2008) può fare anche di peggio (e meglio), tu no!

 


Opera prima nel lungometraggio di finzione per Julia Ducournau (classe 1983), figlia di una ginecologa e di un dermatologo. E questa già sarebbe un'ottima sinossi del film. E tale sarà, ché giustappunto non mi addentrerò affatto di molto dentro i confini della trama, e come primo e ultimo passo in quella direzione, oltre il limine, verso l'interno, saltando il prologo (una esplicita scena di caccia - intenzioni, propositi e scopi a parte, questa è venagione - in cui il richiamo vivo che fa da esca e il bracconiere appostato a guisa di fiera suicida e ferina costituiscono lo stesso soggetto), vi restituirò soltanto un'occhiata, un sentore, una sensazione. Justine [grandiosa, desadesca prova (un simile impatto l'ho percepito solo con l'interpretazione di Hafsia Herzi in “la Graine et le Mulet” di A.Kechiche) per la semi-esordiente Garance Marillier (classe 1998), già protagonista per Ducournau di “Junior”, cortometraggio d'esordio tout court di 20' del 2011, in tutto e per tutto sempre in Zona cronenberghiana, che, pur con tutte le differenze del caso, può essere visto come ideale prodromo a quest'esordio sulla lunga distanza della regista e sceneggiatrice], accompagnata da mamma (Joana Preiss) e papà (Laurent Lucas), dopo una sosta all'autogrill per pranzare (rigorosamente vegetariano per tutti), arriva all'Università, facoltà di Veterinaria (“Qui è ancora Medicina, con l'Ospedale a sinistra e l'Obitorio a fianco”). Ad attendere il terzetto giunto al parcheggio all'aperto del comprensorio manca all'appello la loro sorella/figlia maggiore, Alexia (Ella Rumpf), che frequenta da un triennio il medesimo istituto e ha già intrapreso lo stesso indirizzo di studi. Ora mi scosto, e v'invito a entrare.

 


Entrare rigorosamente accompagnati: da un parte dalle musiche originali (extradiegetiche) di Jim Williams (sodale di Ben Wheatley dagli esordi di “Down Terrace”, passando per “Kill List” e “SightSeers”, sino a “A Field in England”), e dall'altra da una scelta e da un utilizzo delle musiche di repertorio [Attenzione: alcuni link qui di seguito possono contenere parziali spoiler] da brividi (Paolo Sorrentino potrebbe imparare qualcosa - così, per dire, ché un commento gratuito al futuro autore di "Loro" non lo si risparmia, mai), sia diegeticamente [il droooga-party alcoolico di pre-iniziazione con “DH&E” di “the Dø” (qui in una versione live/en plein air), l'auto-seduzione / prova di rimorchio davanti allo specchio con “Plus Putes que Toutes les Putes” di “Orties” e l'I-Kissed-a-Girl con “It's Getting Boring by the Sea” di Blood Red Shoes] tanto quanto in extra-diegesi (“Ma Che Freddo Fa” di Nada, “Giddy StratoSpheres” di the Long Blondes e tutti i pezzi di Jim Williams). 

 

 

...e splendide le brevi sequenze...

...para-eadweardmuybridgesche...

 

Intermezzo. (S)ballo e spuntino (non - solo - antropofago). 
“Despair, Hangover & Ecstasy” - the Dø (Olivia Merilahti e Dan Levy) - “Shake Shook Shaken” - 2014 

 

 

French Flesh.
“Trouble Every Day” di Claire Denis (2001), “Dans Ma Peau” (in cui la zona d'esplorazione riguard'ancora l'antropofagia, solo che dal cannibalismo verso i propri simili si passa all'autofagia, dall'adolescenza all'età adulta, ma sempre cinema scarnificante, incentrato sugli eterni riti di passaggio e sulla perpetua ricerca di sé, è) di Marina de Van (2002), “Antichrist/Nymph(0)maniac” (2009/2013) di Lars von Trier (e Charlotte Gainsbourgh).
Oltr'alpe: Li(e)chtenstein: uno [“Teeth”, 2007], Giappone: millemila.

 


Fotografia di Ruben Impens (“the Broken Circle BreakDown” e “Belgica”), montaggio di Jean-Christophe Bouzi.
Completano il cast il compagno di stanza di Justine, Adrien (un bravo Rabah Nait Oufella), e, personaggi secondari con tre scene in due, ma rimarcabili, l'infermiera, Marion Vernux, memorabile, e il professore, Jean-Louis Sbille.

 


Per il formalismo (non autoreferenziale e non fine a sé stesso come in N.W.Refn, ma rimembrante piuttosto certa poetica di una quasi coscritta dell'autrice, la collega regista/sceneggiatrice Ana Lily Amirpour), per varie scelte di montaggio (visivo e sonoro), per l'utilizzo delle musiche, per alcuni movimenti di macchina, e per l'umorismo, punteggiante tutto il film, non è poi così peregrino pensare a due opere eterogenee come “A ClockWork Orange” e “An American WereWolf in London”.
Non è Frederick Wiseman (“At Berkeley”), ma sotto alcuni aspetti si avvicina molto all'autentico capolavoro di Tom Wolfe, “I Am Charlotte Simmons”: “Sesso, sesso! Si respirava ovunque, insieme all’azoto e all’ossigeno! Tutto il campus era sempre pronto, inumidito e lubrificato! Si ingozzava di sesso! In un arrapamento continuo!” (staremo a vedere se, parafrasando l'autore di “the Right Stuff”, “the Bonfire of the Vanities” e “A Man in Full”, Justine/Charlotte, “come si conviene”, dovrà “unirsi al coro” o vorrà/saprà intonare la propria canzone).

 


Se per 4/5 il muscolare lavorio della carne di “Raw / Grave” non perde un colpo e anzi rilancia sempre, in progressione inesausta e inesauribile ma non, e mai, inflazionante e ridondante, qualche incertezza (scorciatoia, ingenuità, semplificazione) giunta a palesarsi prima del finale (ma NON il finale) non arriva ad inficiare il buon e a tratti ottimo se non eccellente lavoro svolto sin lì.
E continua a sgocciolare, caldo e denso, rosso e metallico - e per proprietà transitiva...gustoso a sua volta -, ben dopo la fine.
Di nuovo crudo, grezzo, grondante.
Vivo, perché affamato.    

 

* * * ¾ / ****  

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Ultimi commenti

  1. mck
    di mck

    PS. Sullo smartphone robofonino non ho installato un blocca spot per i browser.
    Su questa pagina compare una pubblicità di crocchette per cani (alla "carne fresca").
    Tra 25 anni, lustro più, decennio meno, Google & Co. ci trasformeranno da target in servi della gleba, ma per adesso capiscono un cazzo.
    Però stanno imparando.
    Anch'io: "Uorf! Bau!".

  2. mck
    di mck

    @Karl78. Ti rispondo quaggiù, così il commento si “allarga” e non s'incolonna / restringe troppo.
    Concordo a grandi linee con gran parte di ciò che scrivi e mi trovo in disaccordo con (poco) altro: del resto i temi sono tanti e sarebbe “preoccupante” il contrario.
    Procedo per punti, cercando di seguire la traccia del tuo commento.

    In soldoni (su the Vvitch, It Follows, Babadook, the Visit, BackCountry, Bone TomaHawk e Crimson Peak ho scritto dei pezzi, se sei abbastanza masochista d'andarli a pescare), e in ordine di preferenza:

    -- “the Vvitch - a New-England FolkTale”, della dozzina che citi, è forse quello che mi ha convinto maggiormente (consapevole, asciutto, con un finale “aperto”-tronco che più pre-Potente non si può). Non concordo con la tua obiezione sulle musiche, o, meglio, spiego. È inoppugnabile il fatto che senza la colonna sonora (archi, corde e Voci, più il sound design nel suo complesso) “the Vvitch” non sarebbe quel che è. Ma per l'appunto un'opera cinematografica non è solo Occhio (anche se così è nata, pur con un commento live aggiunto in theatre), è pure Timpano (e la RV apporterà stereoscopia, vero 3D, ologramma, odorama (John Waters 2.0) / gustorama, sensazione tattile. Sarà ancora Cinema? Si. Come lo è sempre stato, dalla Grotta Chauvet alla Caverna Platonica, dalla Lanterna Magica a Eadweard Muybridge). Cosa sarebbero Scorsese e Kubrick senza le loro playlist? Le musiche da una parte bisogna saperle scrivere, scegliere e commissionare, e dall'altra bisogna saperle inserire, utilizzare, mettere in dialogo col resto. Che un film muto e in B/N possa bastare a sé stesso non inficia tutte le successive evoluzioni, non crea un gap o un handicap nei successori. Robert Eggers è nel mio mirino.
    PS. Possiedo qualche volume sull'argomento (non chiedermi gli autori, credo siano de il Mulino, Laterza, Bollati Boringhieri, etc...), ma li ho solo sfogliati (ah!, il tempo!). Accetto/pretendo consigli al riguardo!

    -- “Bone TomaHawk”, subito sotto, è una “cafonata” genial...oide. Ruvido, grezzo, ...umano. S. Craig Zahler è nel mio mirino-bis (recupererò al più presto “Brawl in Cell Block 99” e aspetterò “Dragged Across Concrete”, che, già dal titolo… E poi, finalmente, forse, sarà la volta buona che Jennifer Carpenter riuscirà ad azzeccare un paio di film decenti).
    -- “the Visit” l'ho difeso e continuo a difenderlo: è divertente, veridico nella rappresentazione di un rapporto fraterno, e pure metacinematograficamente l'ho trovato non ripetitivo e centrato.
    -- “Tusk” è uno spasso.

    -- “It Follows” e “BabaDook” mi hanno un po' deluso: il primo - e concordo su tutto ciò che hai scritto a riguardo - possiede uno stile e un allure non ignorabili, affatto, ma alla fine dei conti, il film di D.R.Mitchell l'ho trovato poco coraggioso e irrisolto (non nella trama, poca o tanta, ma nel “senso”); il secondo è tutto il contrario di “Raw”, nella “morale”, che ho trovato, nel film di Jennifer Kent, mi si passi il termine tra mille virgolette, “ripugnante”, inaccettabile, un compromesso deprimente con la depressione.

    -- “HoneyMoon”: caruccio (specialmente per l'ottima interpretazione fisica di Rose Leslie).
    -- “Crimson Peak”: nulla di distintivo, ma nemmeno di “attaccabile”.
    -- “BackCountry”: Forza Plantigrado, magnateli tutti (ma purtroppo non è un film sugli orsi).
    -- “Knock-Knock” lo diamo al gatto.
    -- “Ich seh, Ich seh”/“Goodnight Mommy”, “Spring” e altri sono in lista da parecchio (alcuni invece me li sono appuntati), m'ancor mi mancano.

    - Non entro nel merito dell'argomento “cianciare d'arte” della critica, italiana o cosmopolita, dico solo che (tra le opere recenti) “the Wire” o “A Torinói Ló”, “Mad Men” o “A Straight Story”, “Fargo” (film e serie) o “Behemoth”, “Leviathan” (il doc.) o “There Will Be Blood” sono Grandi Romanzi, Pale d'Altare, Poemi: Arte (teatro, opera lirica, letteratura di prosa e poesia, musica classica - sinfonica e da camera - e leggera, pittura, teatro, danza, scultura, architettura, installazioni, performance), punto.

    - C'è, esiste, ma non riconosco un rapporto così diretto e fondamentale tra i grandi incassi delle major/blockbuster e la conseguente ricaduta finanziaria sull'universo indie-di papà o quello engagé, realmente indipendente.
    - Per quel che ne conosco (troppo poco), il nostro cinema horror non riesce a competere con lo stato dell'arte d'oltr'alpe/d'oltremare/d'oltr'oceano/d'oltr'emisfero.

    Per finire, un saluto. Mi sembra si sia raggiunto, oltre che un limite alla pazienza dell'interlocutore, anche un buon compromesso tra le parti, le nostre vedute. Ciao, M.

  3. lostraniero
    di lostraniero

    a me ha turbato parecchio "starry eyes"... anche se penso che le cose più horroranti viste ultimissimamente siano 'fuori-genere'... "alleluia" (duwelz), "les salauds" (denis) e "red, white and blue" (rumley)... poi una cosa al volo... tra il marciume radicale e l'apologia apicale, in mezzo, ci sta il fusto dell'enorme quantità di cinema prodotto (con 'normali' investimenti e pochissima cassa alla fine), da onesti autori e spiritato da piccoli-grandi ispirazioni (a volte, spesso, puntuali di una-botta-e-via e che non danno corso a carriere sulla cresta dell'onda)... è lì che dobbiamo innestare il gusto medio del pubblico... cercare indefessi (o fessi) di gettare i polloni della nuova botanica cinematografica!... bravo, grazie!... (cito petrolini)

    1. mck
      di mck

      Esatto, Marco. Come dicevo sopra, da qualche parte, là in mezzo, la colonizzazione dell'immaginario (e delle sale) da parte di Bay (ri-cito lui perché ha il nome corto e semplice da scrivere) e soci è un dato di fatto, ma quanto questo strapotere (datogli dagli spettatori, mica per intervento divino: il pubblico pagante è autore pari merito dello stato dell'arte) poi possa influire sia nel bene come nel male è tutto da dimostrare. “Normali investimenti e poca cassa”, concordo, là bisogna andare a raccogliere i frutti più segreti e gustosi. E nei limiti del possibile, concimare (persino con qualche intervento pubblico - qui inteso come statale - oculato: ok, qui ci vorrebbe un cambio di paradigma, oltre che di classe diger...dirigente, compresi i livelli intermedi). O per lo meno non passarci sopra con un bulldozer.

      Denis e Rumley erano già in lista (Denis è tutta in lista, da tempo... Ah, ma nella prossima vita!).
      Du Welz e Kolsch/Widmyer no. Ora ci sono.

      PS. Sono tempi duri quelli in cui ci si sente in dovere di precisare: “Cito Petrolini”!
      Ti assicuro: con me non ne hai bisogno ;-)

  4. lostraniero
    di lostraniero

    hai letto della 'nuova franceschini'?... la legge sull'audiovisivo che sta facendo rivoltare mezzo ambito cinetelevisivo?... questo tizio qui, barbuto e gentile come un caprone progressista, vorrebbe alzare quote finanziarie destinate alle produzioni itagliane e 'costringere' i network a mettere in prima serata più roba itagliana... secondo me sorvolando su un punto, anzi su due... ma il pubblico da coltivare, per costruire una solida base di cinespettatore medio itagliano, sicuro che sta all'esatto crocicchio tra sala e schermo piatto 4k?... e che strumenti nuovi - dato per stravero e scontato tutto quello che hai appena detto tu - cerchi di far desiderare a questa new wave di curiosi e di ficcanaso della settima arte (che intanto si è squartata da sé, disseminandosi in una ottava e nona), affinché si possa ricomporre un mercato di mezzo in una terra di mezzo in quest'era di mezzo?... cioè, non sarebbe bello progettare, finanziare ed affidare una nuova idea di cinema 'di descoverta' a missionari per terre selvagge?... diramare dieci, cento, mille piccole cooperative - tutte coordinate e in perenne rete tra di loro - di circhi dell'immagine sconosciuta?... quante biblioteche ci stanno nel belpaese della cuccagna? perché non sviluppare questi servizi (verso scuole e sulle arene estive dei borghi e dei castelli, ma anche dei grandi spiazzi produttivi ed industriali), collegandosi a questi avamposti (spesso 'fortiapasc-fumanti) già eretti (la 'mia' biblioteca, quella nobilissima di salemi, ha da anni seri problemi di erezione, in verità!)... magari, pensarla una coraggiosa rivoluzione, letale per le kasse dello stato ma fetale per le sorti della nazione? no?... bravo! grazie!...

    1. mck
      di mck

      Ho leggiucchiato pareri di persone che rispetto, ma non ho letto tutta la legge [ qui: http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/11/26/16G00233/sg ], e non sono in grado di esprimere un giudizio competente in materia. A parte il famigerato ma sostanzialmente ininfluente dal PdV attuativo passaggio dell'Art. 26 [alla Sezione IV (Contributi Selettivi) del Capo II] sui film...ehm...“difficili”, una cosa tra le tante: l'evidente sperequazione sui massimali non proporzionali: dei 400 milioni di € di finanziamenti stanziati (per cinema E tv E altro), le “major” potranno risparmiare percentualmente ogni anno tanto quanto le piccole produzioni indipendenti, perciò i grandi possono contare su un massimo di 20 mln, mentre i picciriddi potranno pagarsi il trucco&parrucco per una giornata.
      Ergo, non t'azzardare a gettare la spugna, e all'occorrenza puntella tutto vitruvianamente con polsi a soffitto e ginocchia a parete!
      Un abbraccione.

  5. mck
    di mck

    A proposito di Dario "HighLander" Franceschini: https://www.ilpost.it/2023/02/27/chi-sta-con-elly-schlein-pd/
    "Sto arrivando, merde!"
    Convintissimo invece, giuro, che Mattia Santori fosse finito giustamente in un gulag: https://www.corriere.it/politica/23_febbraio_27/squadra-elly-schlein-91d4b2b8-b624-11ed-b540-da4c61f70084.shtml (va beh, è il corsera: lercio è più attendibile).

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