Trama
Il regista Leo è alla ricerca dei lupi che vivono nel sud della Francia. Nel corso delle sue escursioni, viene sedotto da Marie, una pastora dallo spirito libero e dinamico. Nove mesi dopo, Marie dà alla luce un bambino ma inizia a soffrire di depressione post partum. In preda alla disperazione, abbandona sia Leo sia il figlio. Da solo e alle prese con un bambino da accudire, Leo cercherà di rimanere in piedi e, attraverso una serie di inaspettati e insoliti incontri, lotterà per trovare l'ispirazione per il suo nuovo film.
Approfondimento
STAYING VERTICAL: IN PIEDI DI FRONTE AL LUPO
Scritto e diretto da Alain Guiraudie, Staying Vertical racconta la storia di Léo, film-maker che in caccia del lupo nel vasto altopiano della Lozère incontra la pastorella Marie, con cui pochi mesi dopo ha un bambino. In preda alla depressione post partum e senza alcuna fiducia in Léo che va via e poi ritorna senza preavviso, Marie abbandona sia Léo sia il bambino. Lasciato da solo a prendersi cura del piccolo, Léo tenta di farcela da solo ma nel frattempo, lavorando poco, affonda progressivamente nella miseria. Sarà il degrado sociale che lo riporterà nuovamente verso la Lozére e il lupo.
Con la direzione della fotografia di Claire Mathon, le scenografie di Toma Baqueni e i costumi di Sabrina Violet, François Labarthe e Adelaïde Le gras, Staying Verical viene così raccontato dal regista in occasione della presentazione del film in concorso al Festival di Cannes 2016: «Come nei miei precedenti lavori, si distingue un certo amore per la natura e per l'incarnazione sessuale. La questione sessuale mi affascina tanto quanto mi fa paura: forse è questo l'aspetto che la rende interessante. Il mio approccio parte da molto lontano, da un punto di vista non facilmente rintracciabile e procede per ostacoli superati: dopo avere superato le prime paure, procedo spedito verso le altre... Posso sembrare poco pudico ma non è mai volontario.
Staying Vertical all'inizio sembra un racconto per bambini che si sviluppa pian piano: un vecchio orco, un giovane uomo, il bordo di una foresta e un nobile cavaliere... Per me è sempre stato importante costruire ponti tra la vita di ieri e quella di oggi attraverso la narrazione, la leggenda, il mito. E' importante per me seguire tale direzione così com'è importante per noi guardare alla notte dei tempi per prendere cognizione della grande epopea dell'uomo e dell'universo. Il personaggio di Jean-Louis, ad esempio, è piuttosto mitologico grazie a un corpo e a una testa fuori dal comune ma ci sono anche altri elementi che ricordano l'immaginario del racconto: il borgo di Séverac dominato da un castello, le zone misteriose del Marais Poitevin e, naturalmente, il lupo.
Il registro del racconto in alcune scene sembra trasformarsi in sogno o incubo: le mie opere sono tutte segnate da una certa dialettica tra sogno e realtà. Ciò non mi impedisce però di parlare di alcune delle molte questioni urgenti che interessano la società contemporanea, questioni intorno al genere, alla procreazione, all'utero in affitto, all'eutanasia e al suicidio assistito. Ma Staying Vertical è anche un film per certi versi politico... La questione politica più diretta la si trova nella domanda sul lupo: che si fa con quest'animale che alcuni vogliono proteggere e che altri, come i pastori, vogliono annientare? Il lupo diventa quindi metafora politica ed esistenziale di tutte quelle questioni che dividono e spaccano l'opinione pubblica.
La storia in sé parla poi di uomini e di donne soli, di persone che sono sole anche insieme. E ho voluto anche invertire la classica immagine della famiglia monogenitoriale: in Staying Vertical c'è un padre che cresce un figlio da solo e una donna che è priva di istinto materno».
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Commenti (3) vedi tutti
Un regista che merita di essere seguito....anche se il suo e' un cinema "non per tutti".
leggi la recensione completa di ezioRacconto allegorico che unisce riflessione conoscitiva e pansessualismo freudiano a simbolismi di tipo vetero-testamentario (sacrificio di Isacco) e cristologici (il Buon Pastore).
commento di Leo MaltinGuiraudie torna al cinema folle e bizzarro pre-Sconosciuto del lago, e ci racconta di una paternità caduta dal cielo e gestita in dedizione totale,andando incontro ad una società di emarginati e solitari che il protagonista Leo cercherà di accontentare in ogni loro (folle) e disperata richiesta.Shock al Festival con una scena di "sodomia terminale"
leggi la recensione completa di alan smithee