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Noi siamo la marea

Regia di Sebastian Hilger vedi scheda film

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La recensione su Noi siamo la marea

di barabbovich
1 stelle

Stupisce che sia arrivato nelle sale cinematografiche italiane soltanto con due anni di ritardo - e solo nei cinema off della penisola - l'opera d'esordio del tedesco Sebastian Hilger, un film che può aspirare a pieno titolo a candidarsi come uno dei più inguardabili e ignominiosi del decennio. In quell'interminabile ora e venticinque minuti vorresti essere ovunque, sottoporti a una retrospettiva dei film con Boldi & De Sica, andare da Ikea il sabato pomeriggio ma non vorresti essere imprigionato nella sala che lo proietta. Già, perché l'oggi 34enne regista di Adenau ci propina una favoletta a sfondo fantascientifico che ha la pretesa di mettere in campo il conflitto generazionale tra giovani e anziani con una metafora facile facile. Che è questa: nel paese costiero di Windholm, in Germania, nel 1994 improvvisamente scompaiono le maree e, con esse, i bambini del luogo (tranne una). Un giovane fisico (Mauff) che sta facendo un dottorato e la figlia (Cooper) del suo professore  falsano le carte per partire in missione verso quel luogo inospitale dove gli adulti sembrano essere tutti diffidenti e omertosi. Qui i due cercano di dare una risposta al mistero scientifico. E il film, che fino a quel momento aveva arrancato in un plot ora didascalico, ora ellittico, si sfibra in un paradosso temporale che risolve malissimo, palesando una sceneggiatura tracotante, piena di buchi, senza alcun pathos e dalle ambizioni eccessive. Certo che se le generazioni da salvare sono rappresentate da Hilger e dai suoi inguardabili attori, c'è di che preoccuparsi…
Pubblico torinese obnubilato da questa sciocchezzuola, al punto da conferire all'opera prima del crucco il premio come miglior film al 34esimo Torino Film Festival (2016).

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