Regia di Warren Beatty vedi scheda film
Alla fine degli anni '50, l'impero industriale che faceva capo al miliardario brillante ed egocentrico Howard Hughes, poteva permettersi assunzioni in prova di decine di giovani, sia che fossero semplici tasselli di un complesso ingranaggio abilmente organizzato, come un autista o un segretario, sia belle e giovani ragazze aspiranti attrici, selezionate per tentare di coronare il legittimo sogno di trasformarsi in star, a beneficio loro e del mentore e finanziatore in questione: come dei promettenti cavalli da corsa in procinto di sfondare alle corse e far guadagnare notorietà a se stessi, e fiumi di soldi ai propri padroni.
Regola ferrea dell'establishment di Hughes - padrone caratteriale certo, ma non proprio un vero despota disumano - quella di non innamorarsi tra dipendenti.
Quando la ventiduenne Maria Mabrey viene scelta tra molte candidate come cavallo di razza da lanciare come attrice, e per questo si reca con la madre, spesata e alloggiata in una bella residenza "dell'impero", ella viene subito in contatto con l'affascinante autista-aspirante immobiliarista Frank Forbes, pure lui neo assunto e coetaneo della ragazza.
I due, osteggiati dal ferreo regolamento e pure dall'appartenere a due chiese cristiane differenti (Battista lei, metodista lui), dovranno lottare, contro il sistema e contro se stessi, per cercare di vincere le resistenze e lasciar assecondare il sentimento reciproco che li accomuna.
Attuando, così facendo, L'eccezione alla regola di cui al titolo.
Nel contempo si consuma il declino fisico e imprenditoriale di un Hughes che in molti vorrebbero far poter interdire al solo scopo di lucrare illecitamente sui suoi interessi ed affari, quasi sempre azzeccati. Ma il miliardario resiste indefesso come una roccia appena scalfitta, nonostante le bizzarrie del suo comportamento, la supposta misoginia, ed il suo stravagante stile di rapportarsi col resto del mondo.
Warren Betty, carriera lunga decenni, ma contraddistinta da ritmi di lavoro distesi e riflessivi sia come attore che come regista, spesso sintomo e conferma di operazioni meditate con cura e garanti di elevata qualità, si ripresenta a quasi vent'anni dall'ultima regia e interpretazione con un film che pare una continuazione temporale del biopic di Scorsese sul celebre miliardario dai mille interessi.
Qui impegnato in versione trina di regista, sceneggiatore e attore, l'ancora scattante Beatty sforna un biopic impeccabilmente confezionato a puntino, un'opera dai tratti retrò che avrebbe furoreggiato agli Oscar lungo tutti gli '80, e ora qui un po' fuori tempo massimo o fuori moda: tuttavia ed innegabilmente di qualità classica impeccabile sotto molti punti di vista.
Scrittura lineare, non proprio trascinante, ma ben distribuita sui vari personaggi, tra i quali Beatty si ritaglia il ruolo del magnate senza prevaricare i due veri protagonisti, belli, bravi e dall'appeal classico ed acqua e sapone, ben reso dal lanciatissimo Alden Ehrenreich (carriera ancora acerba e centellinata, ma quasi tutta con autori primari) e dalla cerbiatta Lily Collins.
E se Beatty attore convince anche gigioneggiando, tanto è evidente il suo attaccamento all'eccentrico personaggio, il nutrito cast di corredo vanta nomi di tutto rispetto e soprattutto di vecchie glorie (Ed Harris, Martin Sheen, Matthew Broderick, Alec Baldwin, Candice Bergen, Amy Madigan, e Annette Bening of course) che fa piuttosto piacere rivedere a corollario di un film impeccabile, un po' troppo fuori tempo massimo.
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