Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film
Creepy è un film giapponese del 2016, scritto e diretto da Kiyoshi Kurosawa, tratto dal romanzo di Yutaka Maekawa.
Il film oltre ad essere stato presentato alla 66° edizione del Festival di Berlino, ha partecipato al Far East Film Festival di Udine del 2016.
Sinossi: Takakura, ex criminel profiler alla John E. Douglas, ora è un insegnante di criminologia all'Università; un giorno un suo ex collega gli chiede di aiutarlo in riferimento ad un vecchio caso di una famiglia scomparsa, contemporaneamente sua moglie Yasuko familiarizza con l'inquietante ed enigmatico vicino Nishino.
L'ex detective e la sua ignara moglie stanno per vivere un incubo macabro e terrificante...
Kiyoshi Kurosawa pur essendo uno di quei registi che all'inizio degli anni Novanta ha scritto pagine importanti del cinema giapponese, ricodificando in maniera personale e autoriale il j-horror, è ancora oggi un nome poco considerato dal grande pubblico nostrano (fortunatamente non è così per gli amanti e per gli addetti ai lavori) poichè pur muovendosi sempre su generi molto popolari -horror, crime-movie, thriller- li destruttura in maniera personale, utilizzandoli come lente d'ingrandimento per riflettere su vari aspetti sociali del suo paese (ricordo che K. Kurosawa ha studiato sociologia all'Università di Rikkyo, frequentando comunque da uditore le lezioni di Hasumi Shigehiko) conducendo noi spettatori su lidi oscuri che mai avremmo voluto vedere, e questo film non fa eccezione.
Tra gli aspetti più importanti dell'opera, che interessano molto all'autore nipponico, troviamo il particolare attegiamento di Yasuko (moglie del protagonista) alla disperata ricerca di approvazione; la donna all'inizio del film, poco dopo essersi trasferita con il marito in una casa nuova, fa di tutto per farsi accettare e ben volere da vicini che non ha mai visto e conosciuto e nonostante l'indifferenza e la maleducazione di alcuni continuerà inperterrita nella sua missione.
Nell'attuale società dei consensi è fondamentale apparire in pubblico come cittadino, in questo caso come vicino, modello (probelma ormai universale e non solo più giapponese).
Yasuko inoltre è un personaggio quasi succube del marito, con quest'ultimo quasi igraro di ciò; lei ha sempre assecondato i desideri dell'amato, ma alla lunga i risentimenti ed i problemi emergeranno inesorabilmente.
in Creepy quindi ritroviamo il tema di una famiglia disfunzionale già affrontato dal regista in Tokyo Sonata del 2008; l'annullamento dei rapporti intepresonali è dunque una problematica fondamentale per Kurosawa, infatti la si può estendere per tutti i soggeti del film, dallo psicopatico all'amico di Takahura, dove solitudine, apatia, depressione ed evidenti problemi di socializzazione sono la prassi.
Problematiche che porteranno i protagonisti a vivere un incubo tremendo e raccapricciante.
K. Kurosawa oltre a lavorare molto e bene sui contenuti, cura al millimetro l'aspetto registico, proponendo sempre una messa in scena elegantissima, ricercata e piena di significato come dimostra il meraviglioso inizio del film: l'opera si apre con la macchina da presa fissa che inquadra delle inferiate da cui scorge un ampio cortile, improvvisamente un uomo entra in scena defilato sulla sinistra osservando la finestra poi si gira e sembrerebbe quasi parlare di fronte alla macchina da presa ma tramite un lento movimento estensivo (indietro) capiamo che il soggetto è un carcerato che si sta rivolgendo ad un detective (il protagonista).
Regia studiata e bilanciata che si protrae per tutto il film, arricchito da lenti e prolungati movimenti di macchina che accrescono in maniera considerevole la suspence nonostante l'azione sia ridotta all'osso.
Inoltre in Creppy, così come per tutto il cinema del regista, risulta determinante l'utilizzo degli spazi e della scenografia; spazi molte volte desolati (case abbandonate) oppure angusti, inquietanti e fatiscenti come lo scantinato di Nishino che in realtà è il luogo dove vive e compie i suoi macabri piani criminosi.
Menzione d'onore per il doppio finale, cattivo, per nulla edificante ma allo stesso tempo capace di regalare una grossa soddisfazione allo spetattore ma non ai protagonisti come conferma il tremendo urlo di Yasuko.
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