Regia di Kiyoshi Kurosawa vedi scheda film
CINEMA OLTRECONFINE
Dopo un fatale errore che lo rese principale responsabile della fuga, breve ma con conseguenze nefaste e sanguinose, di un pericoloso pluriomicida psicopatico, uno stimato agente di polizia si convince ad abbandonare il mestiere per dedicarsi all'insegnamento: psicologia criminale diviene la sua specializzazione universitaria.
Trascorrono alcuni anni e alla vigilia del suo trasloco con moglie e cagnone in una nuova villetta di un tranquillo quartiere, Takakura (questo il nome dell'ex poliziotto), viene contattato da un suo ex collega affinché egli lo assista nell'ascoltare una ragazza di nome Saki, unica superstite a seguito della misteriosa scomparsa di una intera famiglia da una casa di un quartiere popolare.
Emergono dettagli sempre più inquietanti a quel proposito, ma nulla di tanto più rassicurante emerge neppure nella vita di famiglia del nostro uomo, non appena i due coniugi si apprestano a conoscere il bizzarro, enigmatico nuovo vicino di casa, Nishino, afflitto a suo dire da dilemmi pratici e morali come conseguenza di una non meglio specificata malattia che ha colpito la moglie, sempre celata in casa. Una situazione che lo fa apparire sempre solo o, al più, con al seguito una figlia che denota comportamenti un po' balzani e poco coerenti.
I due aspetti, apparentemente isolati, si dimostreranno un unico capitolo legato ad una follia omicida che si alimenta di una follia ed una malvagità degenerate senza limiti.
Torna Kurosawa, finalmente di nuovo alle prese con un thriller noir come ai suoi tempi migliori (anche se tutta la carriera del valido cineasta nipponico si caratterizza per lo stand qualitativamente molto alto, oltre che versatile, dei suoi lavori).
Una storia complessa che racchiude in sé la follia più pericolosa e micidiale: quella dettata dalla solitudine e dal rancore che non si placa, proprio perché tenuto dentro e non condiviso.
Al di là della storia, che si snoda abilmente tra un doppio accumulo di suspence nei due binari percorsi dalla doppia indagine, professionale e privata, piovute contemporaneamente in capo al tenace Takakura, è la regia il noto punto di forza dell'autore.
Che si insinua suadente e calibrata nelle vicende con calcolata prudenza e reticenza nello svelamento dei particolari ("questo uomo non è mio padre!" Non lo conosco....": dichiarazione spiazzante che la accurata direzione sa rendere in tutto il suo più puro sconvolgente orrore) di dettagli centellinati o mostrati con eleganza e valcolata parsimonia, e giostrati con intelligenza in modo da assicurare un'ottimo livello di suspence, contornato da picchi di spavento, inquietudine e terrore che non è affatto scontato saper raggiungere con tale efficacia.
Un noir cattivo, anzi incattivita, ove la figura inquietante e inclassificabile dello strambo vicino Nishino, finisce per assumere, nel ricordo del film, i connotati inquietanti di un vero e proprio incubo ad occhi aperti.
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