Regia di Julien Duvivier vedi scheda film
Un Jean Gabin trentenne domina la scena in una pellicola impossibile da dimenticare per l'ambientazione e le atmosfere noir.
Grandioso noir in cui riecheggiano le atmosfere del cinema muto, con i lunghi primi piani sulla bellissima Mireille Balin, e l'indugiare nelle espressioni degli attori, a rimarcarne le sfaccettature psicologiche più ancora che attraverso i dialoghi e lo sviluppo della storia. A rendere spettacolare questa pellicola è anche l'ambientazione all'interno delle viuzze della Casbah, in cui la malavita prolifera grazie all'immunità conferitagli dalla clandestinità e in cui Pepé le Moko si muove con scaltrezza e senso della misura, conscio che quella per lui è solo una dorata prigione entro cui può spadroneggiare col cuore a Parigi e alla libertà. Il ruolo dei suo comprimari appare sottile, essi sembrano sottoposti a lui ma capaci di tenergli testa quando la situazione lo richieda; questo conferisce instabilità alla scena in cui si muovono figure ambigue su cui primeggia l'Ispettore Slimane, interpretato dall'ottimo Gridoux. Pellicola sicuramente da recuperare, una meraviglia per gli occhi.
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