Pépé (Jean), parigino rifugiatosi nella Casbah di Algeri, è a capo di una banda di fuorilegge. Inutili sono tutti i tentativi di stanarlo dal quartiere dove egli si sente al sicuro. Quando l'uomo conosce la bella Gaby (Balin), spera di poterla seguire in Francia e rifarsi una vita. Ma viene catturato e, alla partenza della nave su cui si è imbarcata la donna, Pépé si suicida. Un grande impasto di "mélo" e di "noir" che valse a Jean Gabin la consacrazione definitiva. Alcune sequenze (la pianola, tutto il finale al porto) sono entrate nella storia del cinema.
Un grande attore e un grande regista, dialoghi poetici, passioni travolgenti di loschi individui per donne e gioielli e una magica location rendono il film indimenticabile!
Storia di banditi, di amori e tradimenti nella casbah di Algeri. Pittoresco e con qualche eccesso melodrammatico mal padroneggiato ma divertente e ben interpretato.
Una delle prime e più affascinanti figure di "cattivo" della storia del cinema. Melodrammatico gangster-movie francese, in cui Duvivier ci fa addentrare in un vischioso dedalo urbano, nel quale torneremo solo dopo 30 anni ne LA BATTAGLIA DI ALGERI
La Casbah (Qasba) è come un gigantesco castello medievale che domina la città di Algeri e guarda con malinconica rassegnazione il mare sottostante, non ci sono fossati e ponti levatoi, né porte o sentinelle ad impedire l’accesso al labirintico e umanamente variegato universo multiculturale.
La compattezza di questa cittadina indipendente garantisce la… leggi tutto
Capolavoro?! Delusione totale. Può darsi che all'epoca abbia affascinato per la sua ambientazione, ma visto oggi (per la prima volta) di bello non ha proprio niente, compresa la casbah, decisamente brutta nella sua rappresentazione. Jean Gabin lo preferisco di gran lunga quando fa Maigret, qui è in una storia dalle modalità sconcertanti e finisce in un modo assurdo. Non si… leggi tutto
Grandioso noir in cui riecheggiano le atmosfere del cinema muto, con i lunghi primi piani sulla bellissima Mireille Balin, e l'indugiare nelle espressioni degli attori, a rimarcarne le sfaccettature psicologiche più ancora che attraverso i dialoghi e lo sviluppo della storia. A rendere spettacolare questa pellicola è anche l'ambientazione all'interno delle viuzze della Casbah, in…
Come dicevo il primo maggio dello scorso anno presentando la prima selezione, non si tratta sempre di CAPOLAVORI con la lettera maiuscola, cioè riconosciuti tali a furor di popolo (e/o di…
La Casbah (Qasba) è come un gigantesco castello medievale che domina la città di Algeri e guarda con malinconica rassegnazione il mare sottostante, non ci sono fossati e ponti levatoi, né porte o sentinelle ad impedire l’accesso al labirintico e umanamente variegato universo multiculturale.
La compattezza di questa cittadina indipendente garantisce la…
Mancanti:
- Nijûshi no hitomi (1954)
- It Always Rains on Sunday (1947)
- Went the Day Well? (1942)
- Me and My Gal (1932)
- Gardiens de phare (1929)
- The Blue Bird (1918)
Capolavoro?! Delusione totale. Può darsi che all'epoca abbia affascinato per la sua ambientazione, ma visto oggi (per la prima volta) di bello non ha proprio niente, compresa la casbah, decisamente brutta nella sua rappresentazione. Jean Gabin lo preferisco di gran lunga quando fa Maigret, qui è in una storia dalle modalità sconcertanti e finisce in un modo assurdo. Non si…
La casbah di Algeri, con le viuzze contorte e i passaggi sopra i tetti, è il regno e al tempo stesso la prigione di Pépé le Moko: lì dentro è il padrone assoluto, ma se prova a uscire la polizia lo aspetta al varco. Drammone popolare composto da ingredienti elementari, che oggi appare un po’ ingenuo; oltretutto lo spettatore italiano non può fare a…
Il libro inedito, pubblicato quest'anno, di Goliarda Sapienza mi ha aperto un nuovo orizzonte: prima per me Jean Gabin era solo un attore di film o molto vecchi o molto vecchio lui. Ma la Sapienza con la sua nota…
Un film culto di Duvivier che aveva scoperto da tempo Gabin e qui trovò il personaggio calzante e che lo avrebbe definitivamente messo alla statura di grande divo e attore, di cui ancora oggi sentiamo il clamore. Un film che vederlo oggi ha molto del tempo passato, anche se ci sono scene che lo fanno rimanere nell’immaginario, ma la cosa più importante è…
Le pietre miliari nella storia del genere dagli anni '30 agli anni '90. Un polar per decennio: "Pépé le Moko" (1936) di Julien Duvivier, "Quai des orfèvres" (1947) di Henri-Georges Clouzot, "Grisbi" (1954) di…
E' l'unico "noir puro" (intreccio criminale + dinamiche poliziesche + caratterizzazione dell'antieroe marginale) della stagione del Realismo Poetico. La regia di Duvivier (spesso tacciato di abile tecnicismo innamorato dei suoi effetti) è semplicemente strepitosa: generosa ma non barocca, esotica ma non accattivante, dinamica ma non caotica. Gabin monumentale: la sua pacatezza noncurante che…
Jean Gabin, caracolla, fronte popolare, realismo poetico, pepé, popò, fez, traditore, informatore e polizia, femme fatale, nave in porto, Carné, Camus, Duvivier, non entrate in quella casbah. Voto: 8.
P.S. Da vedere, subito dopo questo, "Totò Le Mokò". (20 novembre 2007)
Finalmente, ora siamo tutti più sicuri!!! Tal Beverley Mantle è stato posto al Bando! Ora anche le nostre sorelline, o figliolette, potranno aggirarsi per questo sito senza essere aggredite dal feroce Bandito Folle!…
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Commenti (5) vedi tutti
Un grande attore e un grande regista, dialoghi poetici, passioni travolgenti di loschi individui per donne e gioielli e una magica location rendono il film indimenticabile!
commento di marco biUn Jean Gabin trentenne domina la scena in una pellicola impossibile da dimenticare per l'ambientazione e le atmosfere noir.
leggi la recensione completa di alfatocoferoloStoria di banditi, di amori e tradimenti nella casbah di Algeri. Pittoresco e con qualche eccesso melodrammatico mal padroneggiato ma divertente e ben interpretato.
commento di michelVoto 8. [09.09.2012]
commento di PPUna delle prime e più affascinanti figure di "cattivo" della storia del cinema. Melodrammatico gangster-movie francese, in cui Duvivier ci fa addentrare in un vischioso dedalo urbano, nel quale torneremo solo dopo 30 anni ne LA BATTAGLIA DI ALGERI
commento di Dalton