La recensione su Allied - Un'ombra nascosta

di alan smithee

7 stelle

Anche la spia più determinata risente degli influssi incontrollabili,oltre che professionalmente pericolosi,del proprio cuore. Zemeckis cita con pertinenza alcuni capisaldi del cinema spionistico e ci offre un thriller sentimentale molto retrò che riesce spesso ad appassionare,sino a renderci partecipi di un dilemma familiare senza via d'uscita.

Prima inquadratura: un uomo che non vediamo se non nei contorni si sta calando dai cieli con l'ausilio di un paracadute: atterra con destrezza e una certa classe nel pieno del deserto marocchino, sulla sabbia infuocata resa affascinante da un tramonto ormai imminente che ombreggia le dune e crea suggestioni e chiaroscuri da cartolina.

Si tratta di una spia inglese, intenta a raggiungere una donna di nome Marianne, nota per essere la referente della resistenza francese contro l'avanzata nazista.

Siamo nel 1941 ed i due, inscenando alla perfezione di essere una coppia di sposi che si riunisce a Casablanca, in realtà si incontrano per la prima volta, cercando di mettere a punto un attentato contro l'ambasciatore tedesco in città.

L'operazione, nonostante qualche tentennamento riesce, ed i due ne escono egregiamente.

Unico imprevisto: il sentimento inevitabile che nasce spontaneo tra due persone giovani ed attraenti che si piacciono a vicenda.

Li ritroviamo dopo un anno felici sposi in un quartiere borghese di Londra, mentre i bombardamenti non risparmiano la capitale. Lui sempre al servizio del controspionaggio, lei moglie affettuosa ed incinta.

Tutto bene fino a quando una notizia devastante giunta proprio dalle linee attive degli agenti in missione informa il governo britannico che qualcosa non torna circa l'identità della donna francese.

A quel punto, messo da parte il lavoro, la missione, la guerra devastante che li circonda, ritroviamo una coppia unita e solidale con bimba al seguito, devastata dal sospetto che uno di loro abbia per tutto questo tempo complottato e fatto il doppio gioco, falsando un sentimento ed un legame che pareva indissolubile e completamente condiviso.

Tra Casablanca (impossibile non trovarne i richiami nella suggestiva e a tratti concitata parte iniziale) e L'onore dei Prizzi (quanto a gioco di coppia e pure di spie), ecco che il validissimo regista Robert Zemeckis torna con un filmone "old style" a metà strada tra il melodramma familiare e la spy story più finemente elaborata.

La sua direzione elegante e perfettamente organizzata ci regala delle chicche forse fuori moda, ma tecnicamsnte sorprendenti, oltre che visivamente suggestive (su tutte la scena di sesso nel deserto, all'interno dell'automobile, tra le dune, mentre fuori inizia ad imperversare una tempesta di sabbia a cui gli amanti nemmeno danno credito: scena ripresa con eleganti movimenti di macchina che procedono a spirale sui corpi degli amanti facendosi spazio tra le pareti anguste del veicolo, mentre fuori la tempesta imperversa sempre più ostile e minacciosa).

Poi il film si quieta nella sua parte centrale per costruire il corpo narrativo che porterà al dilemma morale e di coscienza di un uomo devastato dal dubbio, fino ad un finale piuttosto concitato e appassionante.

Perfetti nei loro ruoli i due divi: Brad Pitt in forma fisica smagliante, pare un 35enne di 53 anni: merito dei geni donati da una natura piuttosto magnanima nei suoi confronti, ma anche di un chirurgo plastico piuttosto in gamba che ne ha eliminato occhiaie e segni del tempo in modo encomiabile (bisogna ammetterlo, proprio un ottimo lavoro). Dal canto suo la Cotillard, con quel suo sguardo liquido da cerbiatta triste è perfetta nell'incarnare il doppio ruolo di spia spietata e senza sentimenti, e quello antitetico di moglie e madre devota, sostenitrice delle redini familiari e del focolare in cui essa risiede e nidifica.

Tra i due attori un gossip interessato ha parlato di intesa oltre i limiti professionali, alimentando le voci della ragione della fine coniugale del duo più glamour dell'ultimo decennio soprannominato "Brangelina". Vero o falso che sia, il vociare non pare abbia portato molta fortuna al film, non proprio un successo in patria.

Qualitativamente tuttavia il film non può dirsi non riuscito, seppur non certo esaltante, e quell'aurea retrò e citazionista che si porta dietro contribuisce a renderlo un prodotto interessante, almeno in parte affascinante: un tuffo nel passato costruito con cura, grazie anche a scenografie scrupolosamente attinenti, con la Cotillard impeccabilmente truccata e acconciata, impegnata in più cambi d'abito di una valletta durante una serata de Festival di Sanremo; tutto al servizio di una vicenda che gioca all'accumulo di indizi, dai contorni certo improbabili, ma giocati con un gusto narrativo lodevole, e che a mio avviso merita la visione.

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