Regia di Joachim Lafosse vedi scheda film
La fine di un matrimonio, forse (come lascerebbe intendere il titolo italiano come al solito alquanto arbitrario), dopo una storia d’amore. Il fatto è che, quand’anche ci fosse stata, nel film non se ne vede che una pallidissima traccia, subito cancellata dal ritorno del sentimento predominante nella moglie, Marie (la bella e brava Bérénice Bejo), ovvero l’odio. Marie, infatti, non solo non ama più Boris (Cédric Kahn), ciò che sarebbe comprensibile e che capita spesso anche nelle migliori famiglie, ma lo detesta, non sopporta la sua presenza e gli vomita addosso contumelie di ogni tipo, con l’obiettivo di fargli perdere ogni dignità, e di umiliarlo davanti agli amici, ai parenti e persino alle due figliolette, le deliziose gemelline che assistono sempre più sgomente alle scenate fra i genitori, che amano entrambi, con una leggera predilezione per il padre, certamente più paziente con loro, più disponibile a condividerne i giochi, a raccontare qualche favola prima che si addormentino, ad assecondarne gusti e predilezioni. Le ragioni del livore di lei sono probabilmente profonde e non vengono dette, anche se Marie non fa che parlare di soldi: dalle loro parole si comprende che Boris ha una storia di immigrazione dalla Polonia alle spalle e che ha avuto e continua ad avere difficoltà a trovare lavoro. È costretto perciò, il poveretto, a convivere con lei in una bella casa, acquistata da lei (che a quanto si capisce è di famiglia ricca) e ristrutturata con gusto e competenza da lui, che ne rivendica, perciò, la proprietà in misura paritaria.
Il film che è un Kammerspiel condotto con piglio asciutto, senza alcuna indulgenza sentimentale, per un’ora e mezza procede accumulando dispetti e cattiverie, mortificazioni e ripicche né lascia intravedere soluzioni possibili se non quella che in genere viene adottata in ogni paese civile: il ricorso a un giudice che decreti la separazione legale di una coppia irrimediabilmente scoppiata. Ci voleva tanto?
Si esce dalla sala con la sgradevole sensazione di aver assistito senza volere e quasi dal buco della serratura a una interminabile serie di velenosissime accuse e controaccuse fra coniugi, alle quali non si capisce perché si debba in qualche misura partecipare.
Si può anche non vedere.
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