Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
Gareth Edwards introduce ambienti suggestivi e inusuali per l'epopea, però non riesce a rendere realmente memorabile nessun personaggio.
Diretto dal regista del secondo Godzilla hollywoodiano e uscito un anno dopo Il risveglio della Forza, Rogue One è il capofila di una serie di pellicole a sé stanti benché interne all'universo di Star Wars. Qui l'intento è spiegare in che modo i ribelli si erano impadroniti dei piani della Morte Nera, scoprendovi una falla – localizzata in uno dei reattori – poi fondamentale alla sua distruzione (avvenuta in Guerre stellari): non a caso la scena di chiusura (con Carrie Fisher di nuovo giovane grazie al computer) è il perfetto riallaccio con l'esordio della saga. Tuttavia, il copione firmato da Chris Weitz e Tony Gilroy è più disneyano che lucasiano – i buoni sentimenti piombano dal cielo sovente sgraditi – e gronda pleonasmi (la gratuita comparsata di C-3PO ed R2-D2), autoreferenzialità fuori luogo e confusione sul piano del racconto. Gareth Edwards introduce ambienti suggestivi e inusuali per l'epopea (il pianeta caraibico), però non riesce a rendere realmente memorabile nessun personaggio (le battute del droide K non arrivano mai). È comunque significativa la scelta di un finale in cui ognuno degli eroi conosciuti nel corso del film – i caparbi Felicity Jones e Diego Luna, il cieco Donnie Yen, eccetera – soccombe martire, dato che illustra con ardore che cosa voglia dire immolarsi per una causa umanamente sensata. Polemiche per la sconsiderata riesumazione in digitale di Peter Cushing.
Colonna sonora di Michael Giacchino, che imita lo stile solenne di John Williams.
Film DISCRETO (6) — Bollino VERDE
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