Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
Ritmo, una eroina dolce e decisa, Dart Fener e un finale potente queste le cose migliori. Ma basta resurrezioni digitali !!!
Iniziamo dagli aspetti positivi. Il ritmo innanzitutto: 2 ore e un quarto di azione incessante che tra assalti, battaglie e distruzioni
di massa non lasciano tregua allo spettatore e lo conducono all'epilogo senza accorgersi del tempo che passa.
I personaggi principali quasi tutti convincenti: niente ridicoli jar jar bin o cattivi disagati alla Kylo Ren,
ma un eterogeneo e credibile mucchio selvaggio, con un occhio al mercato orientale (ben due eroi provenienti dalla Cina)
e un altro alle quote rosa o meglio alla nuova tendenza di Star Wars di affidare ad una donna il ruolo principale ( era già successo con il settimo capitolo). La palma va proprio alla caparbia Jyn Erso interpretata dalla bella e brava Felicity Jones,
ma anche il padre Galen è reso magnificamente come sempre da un dolente Mads Mikkelsen. E' tutti maledettamente seriosi dal passato tormentato e dal futuro incerto e segnato. L'unica concessione all'humor l'androide K, un mix fra C3-B0 e Chewbecca.
E poi il ritorno di Dart Fener: quando compare lui ovviamente la storia, assieme allo spettatore, ha un sussulto e un brivido.
Infine proprio il finale dove si scopre amaramente quanto la "nuova speranza" del film originale sia nata da contrasti interni, sofferenze e sacrifici estremi. Certo non tutto funziona a dovere: le truppe imperiali muoiono sotto i colpi dei nostri eroi nelle modalità più assurde e ridicole, manco fossero gli indiani di ombre rosse, il cattivi aspettano sempre un po' troppo prima di sparare (ma questo è un problema endemico in questi filmoni fantastici americani) e la resurrezione digitale di Peter Cushing (Carrie Fisher era ancora in vita al momento delle riprese) lascia una certa sgradevole inquetudine sul cinema che verrà. Ma per dirla alla Yoda, la forza scorre possente in questo Rogue One.
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