Espandi menu
cerca
Female Yakuza Tale: Inquisition and Torture

Regia di Teruo Ishii vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Stefano L

Stefano L

Iscritto dal 23 settembre 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 63
  • Post 1
  • Recensioni 588
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Female Yakuza Tale: Inquisition and Torture

di Stefano L
7 stelle

Yasagure Anego-den: Soukatsu Lynch - Full Cast & Crew - TV Guide

 

Sequel iperbolico del cult “Sex and Fury”, “Female Yakuza Tale” vede questa volta la bellissima e letale paladina della giustizia Ochô Inoshika (Reiko Ike) coinvolta accidentalmente in un omicidio di una prostituta sottomessa a spietati e lussuriosi spacciatori. Sulle tracce della impietosa banda di criminali vi sono l’ex componente della gang Joji (Ryôhei Uchida), pronto a battersi per il suo vecchio boss rimpiazzato dal furfante capo Goda, alleato con l'avversario Big Tiger, e la misteriosa quanto fatale Yoshimi (Makoto Aikawa), anch’essa motivata da uno spirito di ardente rivalsa verso gli aguzzini che sfruttano e torturano le povere ragazze... Sviluppandosi in una serie poliedrica di deviazioni narrative e caratteri-chiave spesso pleonastici, il film di Teruo Ishii non è gestito con un buon equilibro del variegato intreccio, sebbene si appresti ad esporre un registro volutamente triviale distante dal predecessore, nonché orientato ad un discreto mix tra il giallo e il racconto erotico d’autore; il risultato è una vicenda complicata, dalla venatura contorta, in diverse circostanze poco comprensibile nei passaggi cruciali. Le coreografie pure in quest’occasione rappresentano uno spettacolo visivo ferale dal ritmo sostenuto, ma sono maggiormente legnose e caricaturali rispetto al lavoro di Suzuki. Al di là di questo, il background sfarzoso, esaltato da una cosmesi colorata e stordente, i costumi succinti delle sexy-combattenti e il groove ipnotizzante del jazz psichedelico arrangiato negli scontri all'arma bianca, figurano un incentivo plausibile a giustificare l’interesse degli estimatori della corrente Pink Violence. Le riprese più memorabili in effetti rimangono i concitati frammenti infervorati dalle peculiarità del genere, come la sequenza iniziale in cui Ochô sfodera dal parasole una lama nascosta attaccando i persecutori in una battaglia sanguinosa briosamente montata, o quelli del pre-epilogo scatologico dove una pletora di una cinquantina di donnine agguerrite, mettendo in mostra le sinuose curve, si avventano sguaiatamente sui mendaci protettori; spudoratamente pretestuoso nelle concatenazioni delle ribaltine del plot, e comunque vivacemente girato ed orchestrato, "Yasagure anego den: sôkatsu rinchi" si può considerare in definitiva un “prodotto licenzioso" artisticamente soddisfacente.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati