Regia di Ang Lee vedi scheda film
Cinque anni dopo il successo de La Vita di Pi, Ang Lee ritorna con un film tratto da un romanzo di successo e caso letterario in America proponendo uno sgardo inconsueto e originale sul concetto di guerra e, soprattutto, sulla sua rielaborazione (che sia di accettazione o di rifiuto poco importa) ad opera del sistema e dei mass media.
Tratto da un romanzo di successo di Ben Fountain e caso letterario negli Stati Uniti del 2013, il nuovo film di Ang Lee a cinque anni dall'oscaroso Vita di Pi si ripresenta nuovamente con un impianto visivo superlativo e tecnicamente ineccepibile e che evidenzia, fin da subito, l'intenzione del regista di continuare a lavorare soprattutto sulla percezione dell'immagine e su come questa possa riuscire a rimodellare la realtà, anche attraverso una sua trasfigurazione piu personale e intimista come usando lo sguardo, ad esempio, dei suoi giovani protagonisti.
Visivamente splendido, Billy Lynn in realtà non è propriamente un film DI guerra ma è invece un film SULLA guerra o, meglio ancora, sulle enorme differenze di come questa venga percepita da chi la combatte realmente sul campo e da chi, invece, rimane a casa, al sicuro, e di come questa possa venire riadattata perchè possa venire accettata o starvolta a secondo dei propri fini e interessi.
In un sistematico uso del flashback vediamo il protagonista durante l'ultimo giorno del Victory Tour tornare con la mente al combattimento in Iraq che ha permesso a lui e alla sua squadra di diventare, per puro caso, degli eroi nazionali ma che è anche costata la vita al loro sergente istruttore, un "sintetico" Vin Diesel, decisamente molto lontano dai fasti di Fast and Furious.
Una satira sociale che dal conflitto bellico si allarga alla politica americana e all'invadenza dei mass media ma che colpisce anche la stessa industria cinematografica e dell'intrattenimento a Stelle & Striscie e, più in generale, i simboli stessi di un'America esageratamente fagocitata dal suo stesso "bisogno" di spettacolarizzare tutto e tutti, e di trarvi, quindi, un qualsiasi genere di profitto, anche nelle situazioni più estreme o disperate, come anche la guerra stessa.
Gli stessi protagonisti, consapevoli di questo, da questa situazione cercano di guadagnarci il più possibile in quanto comunque un'opportunità da non lasciarsi sfuggire.
Ma il film di Lee si muove in una situazione dove la realtà viene rappresentata come allucinata, eccessiva, riimmaginata e ricostruita dalle pulsioni e dalle emozioni del protagonista e dei suoi compagni, una sensazione di straniamento enfatizzata ulteriormente dall'ossessione dei mass-media e dai vari personaggi che vi ruotano attorno, da una parte incapaci di comprendere la realtà affrontata sul campo dalla compagnia Bravo e dall'altra anche poco interessati a comprenderla davvero, se non per usarla per i propri bisogni e i propri interessi, cosa che succede anche a chi è contrario alla guerra stessa e che vede in questi ragazzi solo un'opportunità o un mezzo di propaganda da sfruttare, incuranti dei loro reali bisogni e dei loro problemi.
Anche la stessa sorella di Billy (Kristen Stewart) cerca una qualche rivalsa contro una guerra che, a suo dire, ha diviso la sua famiglia, sorvolando però sulle sue stesse responsabilità a riguardo.
Un'America in lotta con se stessa e che i soldati della Compagnia Bravo, più adulti e maturi di quando l'hanno lasciata, ormai faticano a riconoscere, ma dalla quale, alla fine, rifuggono (misconoscendola?) senza nemmeno crearsi troppi problemi.
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