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Billy Lynn: Un giorno da eroe

Regia di Ang Lee vedi scheda film

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La recensione su Billy Lynn: Un giorno da eroe

di alan smithee
5 stelle

Eroi di guerra celebrati un giorno e dimenticati il resto della vita: la squadra Bravo si batte affinché tutto ciò non si verifichi, rendendosi conto di come la massa non riesca a comprenderli veramente. Lee gira con la classe che lo ha reso grande,ma si perde in raffronti scontati che rasentano la pedanteria.

Le gesta eroiche delle azioni di guerra vengono documentate al giorno d'oggi, grazie ad interventi sofisticati di droni, satelliti e altre forme di comunicazione, come ci trovassimo di fronte ad un film d'azione: in un contesto vero, ma in cui la realtà drammatica dei fatti diventa quasi una ripetizione, vista dall'occhio distante e smaliziato dello spettatore, di quanto già visto in molte occasioni in fiction di guerra note e spesso pure apprezzate e premiate.

Durante i conflitti in Iraq nel 2004 il militare Billy si distingue per esser stato protagonista di un'azione eroica, divenuta dominio di tutti i media del globo, in cui il ragazzo, affrontando un fuoco incrociato nel mezzo di un agguato, tenta di mettere in salvo il suo caposquadra, ferito in azione. Un esempio che il governo centrale desidera diventi un esempio, utilizzandolo come strumento di propaganda patriottica in grado di suggellare la fama dell'arma a stelle e strisce, secondo la quale la squadra agisce coesa senza dimenticarsi od abbandonare nessuno.

Rientrati in patria, i commilitoni della squadra denominata "Bravo", sono impegnati dapprima nelle esequie del Caposquadra Shroom (interpretato dal sempre granitico Vin Diesel, in un cameo di lusso di rilevanza primaria), poi invitati come ospiti d'onore ad una manifestazione pro-presidente Bush a cui prendono parte, nel contesto affollato di uno stadio gremito, pure il gruppo pop-glamour delle Destiny's Child (quelle di Beyoncé insomma, molto in voga in quegli anni), ed in cui la pattuglia ha il compito di autocelebrarsi nell'ambito di una campagna a favore della politica interventista sostenuta da Bush.

Per l'eroe Billy Lynn si tratterà di una giornata cruciale, densa di emozioni a pelle, tra gioie e drammi, dove non sempre i ricordi dei drammatici momenti vissuti in azione saranno facilmente scindibili dal fragoroso spettacolone messo in piedi con uno sforzo ed uno sfarzo di sicuro fuori luogo e dalle calcolate mire tendenziose.

La volontà di Lynn e dei suoi commilitoni è di godersi la meritata celebrità, ma pure di cercare di trarre beneficio da quella improvvisa notorietà per cercare di assicurarsi un futuro economicamente migliore: Billy vuole, tra gli altri progetti, aiutare la bella sorella (Kristen Stewart) sfigurata in un incidente d'auto, a terminare le operazioni di plastica che le facciano ritrovare la bellezza perduta a causa dello scontro di cui fu vittima; un produttore scaltro (Steve Martin, redivivo e sempre uguale a se stesso) tenterà di comprare la storia a prezzi irrisori per i singoli protagonisti, sfruttati come fenomeni da baraccone e destinati ognuno al proprio oblio, e persuasi dal loro accompagnatore (Chris Tucker) a tentare di massimizzare ognuno i profitti derivanti da questa esplosione certo effimera di notrietà.

Ang Lee, spesso gran direttore, torna a girare dopo alcuni anni ormai dal precedente Vita di Pi e lo stile e la tenacia con cui ci rende quasi co-protagonisti della drammatica vicenda bellica che la puttuglia si trova ad affrontare, gli fa di certo onore quanto a precisione ed efficacia nello scandaglio dell'azione, ripresa e rivista ripetutamente, ogni volta in una sua più puntuale caratterizzazione dei fatti.

Quello che sconcerta invece è la leggerezza di alcuni raffronti: l'opulenza smodata della messa in scena dello spettacolo che vede accolti in una Hammer-limousine incongrua e pacchiana l'intero squadrone, poi di fatto glorificato dalla folla, ma deriso dai singoli individui che non ne capiscono, né ne vogliono comprendere, il valore ed il coraggio; il sin troppo facile e pedestre il raffronto tra i boati della zona di guerra che si alternano a quelli colorati, ma ugualmente fragorosi, dello spettacolo pirotecnico a metà strada tra la rappresentazione circense ed un concerto pop dell'evento; e poi, oltre all'imbarazzante cameratismo di squadra, alle ironiche allusioni da amicizia virile che si instaurano insistenti tra gli elementi della squadra d'azione, sopra ogni altra cosa, la sdolcinata, incongrua storia di un istant-love tra Billy e la splendida cheerleader, la più bella naturalmente, che rimane letteralmente folgorata dall'eroe da arrivare quasi a promettersi definitivamente a lui: una situazione quasi imbarazzante che rimaniamo incerti se affrontare con l'ironia del caso, ma che ci viene il dubbio che invece rivesta una dinamica ben calcolata e seriosa, necessaria a dare una chiusura meno pessimistica alla vicenda.

Un film, questo Billy Lynn, colmo di risvolti condivisibili e di argomentazioni scottanti, che tuttavia si dipanano nel più scontato, e a tratti banale, dei modi, come un'accozzaglia di sintesi ed antitesi di comportamento tra quanto appare la realtà e quanto invece viene percepita dalla massa che vive al di fuori. Bravino l'esordiente Joe Alwyn, un viso da all american boy, coadiuvato dall'efficace e ormai noto Garrett Hedlund. 

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