Regia di Terence Davies vedi scheda film
Terence Davies è un regista inglese che ho seguito attentamente anni fa, ma che negli ultimi tempi avevo un po' perso di vista, a partire dal suo documentario "Of time and the city" e i film successivi. Davies è diventato più prolifico e ha realizzato questa pregevole biografia di Emily Dickinson, poetessa americana che già da tempo è considerata come una delle più autorevoli voci femminili nel ramo poetico della grande letteratura americana. Il film è un biopic abbastanza tradizionale ma realizzato con il consueto rigore linguistico, una regia che privilegia i piani-sequenza e trae effetti di grande suggestione dalla dimensione claustrofobica della vicenda di Emily, che visse relegata in casa per quasi tutta la sua vita. Personalmente non conoscevo gli eventi descritti nel film, ma l'impressione che se ne ricava è quasi sempre quella dell'autenticità, di uno studio attento e scrupoloso del personaggio inserito in un ambiente sociale puritano e dominato dalla religione e da un forte senso del peccato e della caducità della vita terrena, che sarà uno dei temi più ricorrenti nei componimenti della Dickinson. Se nella parte iniziale non manca qualche scena e qualche confronto dialogico leggermente convenzionale, il corpo del film è retto con mano salda, con una scrittura antispettacolare che non manca di belle trovate a livello visivo, con attori molto intensi e misurati, con contributi tecnici che strappano l'applauso. Cynthia Nixon restituisce con talento le diverse sfaccettature di un personaggio complesso, una donna fragile eppure orgogliosa della propria indipendenza morale, una donna ossessionata dai propri rituali che riesce allo stesso tempo a cogliere la bellezza e il fascino della natura che ci circonda. Se la sua prova è maiuscola, senza mai andare sopra le righe anche nelle scene più drammatiche, altrettanto bravi risultano almeno Jennifer Ehle nella parte della sorella Vinnie e un ritrovato Keith Carradine in quella del padre. Insomma un film da vedere, che meritava un'uscita più favorevole rispetto a quella estiva, un'opera che conserva intatto il fascino dei primi film di Davies come "Voci lontane" e "Il lungo giorno finisce" portando all'attenzione del pubblico la figura spigolosa della Dickinson, la sua stessa poesia che viene spesso recitata dalla voce fuori campo della protagonista, non risultando mai fuori luogo. Già questo indica la misura del successo di Davies.
voto 8/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta