Regia di Terence Davies vedi scheda film
Lo ammetto, non conosco l'opera della Dickinson, ma ora, dopo aver visto questo film, so per certo che non prenderò mai in mano una sua poesia. Ancora una cosa: per quanto possa essere sopravvalutata o inetta questa poetessa (e magari si tratta di un vero genio), di sicuro non meritava una biografia cinematografica così terrificante. Ho passato gli ultimi 30 minuti della proiezione augurandomi che la tragica, sventurata esistenza della povera Emily, si concludesse il più presto possibile, ma non per umana pietà, no, perchè non ne potevo più!
Non so davvero cosa si possa salvare in questo film, che inizia da subito adagiandosi sui più triti luoghi comuni della bigotteria puritana, qui contrapposta a un misto di anticonformismo e dirittura morale che poi prende la piega di uno stanco, sofisticato cinismo. Ma dietro tutto questo il nulla, non un tentativo di ricreare un quadro psicologico con anche solo una parvenza di coerenza. Sceneggiatura goffa e pesante, in un registro alto e sofisticato che è forse il primo responsabile di questo affresco sfuocato e superficiale. Perchè nella vita di una persona non ci si esprime sempre in versi, ci sono anche momenti più intimi, in cui le parole non sono dette per la posterità, ma solo per il presente.
Recitazione imbarazzante, facce congelate in uno schematismo espressivo che non ha nulla a che vedere con la varietà e la vitalità dell'esistenza (e qui si dovrebbe parlare di menti elette, con un paesaggi emotivi di lussureggiante bellezza).
Gli aspetti cinematografici: fotografia, musiche, montaggio, sono tutti di una piattezza assoluta. Fermerei la mia attenzione su due punti che eccellono per cattivo gusto: il "morfing" dei volti, che allude al passare del tempo (molto kitch, sembra un artificio da videoclip di musica pop) e le immagini con le fotografie dei cadaveri della battaglia di Gettysburg, immagini storiche, che hanno fatto la storia della fotografia, qui riproposte colorate al computer per integrarsi nella fotografia del film.
L'abito funebre, in bianco, della Dickinson è forse l'unica cosa che salverei, da un'idea del tempo che fu e dei suoi ritmi, ma solo quello.
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