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American Honey

Regia di Andrea Arnold vedi scheda film

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La recensione su American Honey

di mm40
4 stelle

Star è giovane, carina e a un punto morto della sua vita. Conosce Jake, si piacciono, salta con lui sul furgone con il quale, insieme a un gruppo di ragazzi, Jake fa il piazzista porta a porta di riviste in giro per l'America. La vita on the road, la compagnia, la libertà, il sesso e lo sballo sono la risposta a ogni dubbio di Star. Ma non era veramente questo, ciò che cercava.

 

Può sembrare un film alla Larry Clark (Kids, Ken Park): giovani, piacenti e coscienti di esserlo, disperatamente pronti a tutto in un'America nella quale la perdizione è dietro l'angolo; manca il rock della 'sacra triade' sex, drugs and rock'n'roll, ma per il resto il panorama all'orizzonte è quello. E anche la riflessione di fondo - quella sulla mancanza di un obiettivo concreto per la generazione dei cosiddetti millennials, i ragazzi dei primi anni del ventunesimo secolo - è di simile stampo, nella sceneggiatura scritta da Andrea Arnold e da lei stessa messa qui in scena. La regista inglese è alla prima prova oltreoceano e fa indubbiamente meglio rispetto al precedente mezzo passo falso rappresentato dalla curata, ma fredda illustrazione di Wuthering heights (2011); ciò che però la distanzia maggiormente da Clark è la mancanza di quei toni morbosamente iperreali tipici del cineasta statunitense: American honey getta uno sguardo di superficie sulla sconfitta morale di una generazione senza scendere nei dettagli psicologici, senza rovistare nella cruda quotidianità (nonostante un buon quarto d'ora iniziale improntato in questa direzione), senza in sostanza fornire una reale accusa nei confronti di qualcuno (le famiglie? la politica?). E soprattutto si chiude con una nota di speranza che lascia intuire che il sogno americano che appariva tanto prossimo alla disfatta nel corso della pellicola sia in effetti più vivo che mai. Bene il cast, nel quale le parti principali sono affidate a Sasha Lane, Shia LaBeouf, Riley Keough e McCaul Lombardi; già meno bene la durata spropositata, che arriva a poco meno di tre ore. 4/10.

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