Regia di David Michôd vedi scheda film
Il film è lento, il titolo trae in inganno, la macchina da guerra non è il generale protagonista, che risulta patetico e noioso nel suo Ego smisurato e maldissimulato, ma è la politica americana, che è praticamente in stato di guerra permanente ...
Il film prodotto ed interpretato da Bred Pitt è troppo incentrato su di lui, cioè sul generale a 4 stelle posto al comando delle truppe in Afganistan, che viene dall’attore rappresentato a metà tra il semiserio, il faceto, l’ironico, il sardonico, accompagnato da una parvenza di denuncia antimilitarista ed antigovernativa nei confronti della politica USA, troppo incentrata sulla guerra come business per alimentare il ciclopico apparato militare industriale e della sicurezza. Ma in realtà la denuncia è molto soft, appena accennata, si percepisce solo la presa in giro dei vertici delle forze armate, in particolare la triste e patetica figura del generale (più politico che comandante) e della sua corte di collaboratori cortigiani adulatori ed adoranti. Troppo debole la presa in giro della cupola politica americana, come avessero voluto mantenersi diplomaticamente innocui, mentre la lobby industriale delle armi non viene neppure sfiorata, così come è praticamente assente la critica alla strategia bellicista: distruzione – ricostruzione, occupazione militare con nuove basi e centri di comando e sfruttamento risorse, se ci sono. Il film è lento, il titolo trae in inganno, la macchina da guerra non è il generale protagonista, che risulta patetico e noioso nel suo Ego smisurato e maldissimulato, ma è la politica americana, che è praticamente in stato di guerra permanente, perché la sua economia si basa appunto sulla guerra/sicurezza. Il film manca di dinamismo, troppo incentrato sul protagonista, privo di scene belliche che avrebbero dovuto intervallare la sceneggiatura, è carente anche nei testi, nei quali non emerge nulla di interessante, complessivamente risulta posticcio seppur ben confezionato ed interpretato.
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