Regia di Morten Tyldum vedi scheda film
Il blockbuster Passengers (2016) è la perfetta testimonianza di un'industria Hollywoodiana oramai allo sfracello totale, capace di sprecare anche pellicole dal soggetto interessante.
Sicuramente la sceneggiatura presente per anni nella blacklist sarà stata ampiamente rimaneggiata e prodotta solo per via del rinnovato interesse verso la fantascienza derivante dai successi economici di Gravity (2013) e Interstellar (2014).
Gli studios hanno pensato bene di affidare la regia a Morten Tyldum, che veniva dal successo di Iminitation Game (2014) ecome protagonisti scelgono i due divi del momento, Jennifer Lawrence e Chris Pratt.
Nonostante la scarsa inventiva nella messa in scena ed un rifugio in un asetticismo pigro da parte del regista, con tanto di citazione grande come una casa al bar dell'Overlock Hotel di Shining (1980), l'inizio del film mostra molto potenziale nel soggetto base, cioè un uomo, il meccanico Jim Preston (Chris Pratt), che si sveglia improvvisamente dall'ibernazione sulla nave spaziale 90 anni prima di arrivare sulla colonia di nuova costruzione e scopre che è solo con tanto di consapevolezza di dover morire solo perché impossibile ibernarsi di nuovo.
Purtroppo l'incipit iniziale riuscito bene è un caso, il regista si focalizza immediatamente sul lato intrattenimento e non sulla solitudine artificiale derivante dai corridoi e dalla struttura della nave. Anche nelle sequenze dove dovrebbe emergere la poesia come l'escursione nel vuoto ddllo spazio, scivola via come un'attrazione qualunque, una sorta di dichiarazione d'intenti dell'opera come un mera usa e getta verrebbe da dire.
In tutto questo c'è ha molte colpe Chris Pratt, il quale è un cane recitativamente e non si capisce perché sia considerato una star se non per il suo aspetto. La prospettiva di una morte in solitudine non ha profondità emotiva nella recitazione dell'attore, né è percepibile una follia nel suo personaggio per l'alienante solitudine. La sua chimica con Jennifer Lawrence è totalmente assente e a proposito di quest'ultima, mi spiace constatare come sia allo stato attuale molto sopravvalutata; una quattro volte nominata agli oscar e una vittoria, dovrebbe mostrare molte più capacità ed invece non và oltre l'annientare recitativamente Pratt (non che ci voglia molto), mentre spesso le capita di andare fastidiosamente in over acting, mostrando tutta la sua immaturità in queste grandi produzioni in cui si è infilata da qualche anno a questa parte; in pratica dell'attrice di Un Gelido Inverno (2010) e del primo Hunger Games (2012), si sono perse del tutto le tracce... confidiamo tutti nella sua ripresa al termine dell'anno di pausa che si è presa per ora.
Il primo atto con tutti i problemi è il migliore del film, il secondo invece è un mostrare gli amoruzzi tra Aurora e Jim, a scapito di tutti gli spunti interessanti citati e subito dimenticati (in primis la diversa estrazione sociale dei due personaggi, meccanico della classe operaia lui, scrittrice alto-borghese lei), il terzo atto sprofonda nella solita distruzione a apocalittica da fermare uguale a tanti blockbuster di Hollywood dagli anni 90 in poi (praticamente li fotocopiano), con un Fishburne usato solo come palese deus ex machina per sbrogliare la matassa.
Il finale ovviamente non ha forza, perché i due protagonisti nin sono stati costruiti ne' individualmente e né come coppia.
Sinceramente sconsigliato se non ad un pubblico veramente giovane (io che ho 25 anni mi sono sentito fuori target), che si accontenta di poco, anche se ammetto che c'è molto di peggio in giro ad Hollywood, il che è preoccupante.
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