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Passengers

Regia di Morten Tyldum vedi scheda film

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La recensione su Passengers

di maurizio73
5 stelle

Col pretesto della fantascienza da trasporto e con i mezzi di quella da riporto, Tyldum mette in scena un fastoso baraccone da 110 milioni di dollari per trasporre sullo schermo una patinatissima vicenda sentimentale sullo sfondo di paesaggi cosmici degni di HST, passeggiate spaziali stile ISS e fornicazioni in gravitazione centrifuga alla 2001-S.O

Risvegliatosi accidentalmente dal sonno criogenetico a seguito dell'impatto dell'astronave su cui viaggia con un campo meteoritico, il tecnico Jim Preston si ritrova tutto solo e con ancora novant'anni di tempo prima di raggiungere la destinazione verso cui è diretto insieme ai 5000 colonizzatori di un lontano mondo extrasolare. Resiste appena un anno prima di risvegliare la bella scrittrice Aurora Lane, giusto per avere un pò di compagnia, condannandola ad una vita di reclusione durante il lungo viaggio interstellare. La ragazza però, scopre ben presto l'inganno del suo amorevole compagno di sventura...

 

locandina

Passengers (2016): locandina

 

Col pretesto della fantascienza da trasporto e con i mezzi di quella da riporto, Morten Tyldum mette in scena un fastoso baraccone da 110 milioni di dollari per trasporre sullo schermo la negletta sceneggiatura di Jon Spaihts (acquistata dalla Sony Pictures Entertainment per un budget altrettanto faraonico) e con essa una patinatissima vicenda sentimentale sullo sfondo di paesaggi cosmici degni di HST, passeggiate spaziali stile ISS e fornicazioni in gravitazione centrifuga alla 2001-S.O. Davvero un record nello spreco di capitali se l'intento era quello di raccontare una esilissima storiella di attrazione sessuale tra colonizzatori senza progenie, in una piece da camera con due personaggi due (toh tre, massimo tre e mezzo se contiamo l'androide barista semovente!) che si innamorano, si lasciano e si ripigliano sulla scorta della solita emergenza incendiaria che rischia di mandare in fumo i sogni d'amore di due forzati dell'insonnia criogenetica e quelli di colonizzazione delle altre cinque migliaia di ignavi dormienti. Se la gestione del tempo filmico e quella dello spazio scenografico però, sono sufficienti a destare l'attenzione dello spettatore oltre la soglia di una prevedibile narcolessia, come pure le spettacolari soluzioni ad effetto in CGI tra sgargianti cromosfere di stelle III K, regioni H II che si stagliano sul fondo galattico e mortali trappole liquide di forma sferica, non sembra altrettanto per uno sviluppo psicologico da teen-movie, dove l'angoscia di una irrimediabile solitudine (Moon), le riflessioni epicuree sul carpe diem (Solaris) ed il senso più alto di una missione di amore e sacrificio (Mission to Mars) si risolvono nelle schermaglie sentimentali degli aitanti rappresentanti di ceti sociali inconciliabili destinati a condividere le prevedibili gioie di una colazione alla francesce e gli inevitabili piaceri del talamo nuziale. Sorvolando su un immaginario sci-fi in cui la sospensione dell'incredulità (o la semplice e beata ignoranza scientifica) rendono accettabili le inverosimiglianze degli avventurosi infortuni spaziali e delle prevedibili soluzioni adottate per farvi fronte, quello che meno convince dell'operazione è proprio la sua scontata vicenda drammaturgica, tra lo scimmiottamento surreale di una follia da bar stile Overlook Hotel ed i risvolti tragicomici di un paio di dilemmi etici (svegliare o no la bella Giulietta, riaddormentarsi o no abbandonado Romeo alla sua ineluttabile solitudine) che trova la risposta in un finale che ci insegna che quello che conta nella vita (come nel viaggio) non è mai la destinazione, ma solo il cammino. Perfettamente in parte Jennifer Lawrence e Chris Pratt nei rispettivi ruoli di una soap hollywoodiana in piena regola e spreco di risorse con poca fantasia di casting nel finale: tra il solito ufficiale in divisa di un Laurence Fishburne carismatico e generoso e l'equipaggio dell'Enterprise al completo (pure Sulu e Uhura!) per la comparsata del comandante di grido di un Andy Garcia che si guadagna il cachet senza fare neanche un fiato. Candidato agli Oscar 2017 per colonna sonora e scenografia.

 

"Siamo così impegnati a raggiungere quello che vogliamo essere che ci dimentichiamo di realizzare la maggior parte di ciò che siamo realmente. Ci siamo persi lungo il cammino, ma ci siamo trovati l'un l'altro. Ed abbiamo vissuto. Una meravigliosa vita...insieme."

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