Regia di Morten Tyldum vedi scheda film
Chris Pratt e Jennifer Lawrence in un viaggio interstellare tra confusi riferimenti e un romanticismo sdolcinato. Un Titanic 2.0, poco riuscito.
Ci sono volte in cui devi scendere a patti con le persone e mettere d’accordo i gusti di tutti. Spesso capita che alla fine i gusti che più vengono maltrattati siano i miei. Da un po’ di tempo a questa parte però, stufa di sprecare soldi che potrebbero essere meglio investiti, dico “no” a molti dei film che i miei amici, spesso “cinefili d’occasione”, mi propongono. Tuttavia, per amore dell’amicizia, a volte bisogna mettere da parte un certo snobismo, e in questi casi, scelgo il “male minore”. Tra un film panettone e Passengers, quindi, ho optato per quest’ultimo.
Consapevole che non sarebbe entrato nella mia top list, che finanche dal trailer non assomigliava nemmeno lontanamente ai film fantascientifici sullo spazio, quelli belli (vedi 2001: Odissea nello spazio o Apollo 13), decisi comunque di spendere quei soldi (andandoci di settimana con un biglietto scontato, è chiaro) e provare a non addormentarmi.
Ci sono film da cui non ti aspetti nulla che poi ti stupiscono, che riescono a sfondare il muro di pregiudizio che ti eri creato, lascandoti con quella bella sensazione della consapevolezza che le apparenze ingannano, che il mondo riserva sempre delle sorprese e che nulla è definitivamente detto. Non è il caso di Passengers. Un insieme caotico e davvero poco interessante di citazioni da quei bei film sopra menzionati, ma anche un Titanic 2.0 (ti butti tu, mi butto io) ma molto meno romantico e poi l’immancabile guasto, risolto all’ultimissimo secondo.
Lui si sveglia, a causa di un errore del sistema, molto prima dei suoi compagni di viaggio, durante un cambio di residenza dalla terra al pianeta Homestead della durata di 120 anni. Ibernati per poter sopravvivere al viaggio interstellare, i passeggeri dovevano svegliarsi 4 mesi prima di giungere nella nuova dimora. Jim Preston (non voglio nemmeno parlare della recitazione, se così può essere chiamata, di Chris Pratt) si sveglia invece un bel po’ di tempo prima (circa 90 anni) e, ovviamente il pensiero di dover passare tutto questo tempo solo e la consapevolezza di non poter raggiungere il pianeta desiderato, lo angosciano parecchio. Farà una cosa brutta (non svelo per chi come me sarà in qualche modo costretto a vederlo), ma sarà capito e perdonato; cosa necessaria per uno sdolcinato e ridicolo lieto fine.
C’è un po’ di tutto in questo film, anche qualche ricordo del recente The Martian con Matt Damon, ma gli elementi sono slegati e il film risulta vuoto, lungo e noioso.
Pazienza, 5 euro in meno un po’ di amicizia in più!
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