Regia di Morten Tyldum vedi scheda film
Fantascienza pura contaminata con sprazzi di sentimento e vero e proprio romanticismo: un tentativo interessante per concederci una variazione che sappia andare oltre gli stereotipi del più collaudato, ma anche risaputo appuntamento con il genere fantastico.
In un prossimo futuro una nave spaziale ospita duecento membri del personale di bordo e cinquemila volontari, sottoposti ad una sorta di ibernazione che li faccia risvegliare a viaggio ultimato, quando cioè costoro potranno finalmente trasferirsi e colonizzare un lontano pianeta abitabile, sito in una galassia lontana oltre 120 anni luce rispetto al nostro pianeta.
Ad un certo punto la navicella diviene bersaglio di una pioggia di meteoriti, che tuttavia sembrano soccombere rispetto alle barriere protettive di cui è dotata l’astronave.
Poi improvvisamente, quando mancano ancora ben 90 anni per raggiungere la destinazione, il giovane Jim si risveglia improvvisamente dal suo letargo programmato, trovandosi solo tra le immensità di una navicella in rotta verso spazi ancora più immensi.
Dopo un anno di solitudine totale, se si eccettua il barista-robot che gli prepara il drink serale, Jim si ritrova, per motivi che non è prudente rivelare in questo contesto, con una compagna, l’avvenente Aurora: tra i due, giovani e belli, soli in una navicella che assomiglia, nel design e nel lusso che la contraddistinguono, ad una nave da crociera di estremo lusso, nasce l’amore, almeno fino a quando certi particolari non verranno a galla.
Più avanti si risveglia anche una terza persona, un membro dell’equipaggio che riesce a diagnosticare un futuro molto incerto alla navicella, scossa da problemi tecnici sempre più evidenti e sconcertanti, in grado di mettere completamente a repentaglio la missione e la vita di tutti i superstiti, calamitando sui due superstiti la responsabilità della sopravvivenza di oltre cinquemila anime dormienti.
La vicenda, un misto di thriller fantascientifico con tanto di camminata nello spazio e di love story nel senso più tradizionale dell’accezione cinematografica, è di fatto un interessante insolito abbinamento che riesce a coniugare tatticamente la suspence senza rinunciare al romanticismo di un innamoramento necessario e comprensibile, soprattutto coinvolgendo due esseri umani fisicamente molto attraenti e compatibili come risultano essere Chris Pratt e Jennifer Lawrence.
Peccato che la sceneggiatura non riveli, strada facendo, freni inibitori di sorta nel rappresentarci da una parte la vita da “turisti per caso” dei due bei protagonisti (a cosa serve tutto quel lusso in una nave-da crociera-spaziale dove la gente deve dormire per quasi tutto il tempo del viaggio, ovvero per 120 anni?), nonché tutta la concitata vicenda del tentativo di salvataggio e riparazione delle sofisticatissime apparecchiature danneggiate che rischiano di far esplodere l’intera struttura dell’astronave.
Per arrivare addirittura ad un epilogo verde dagli effetti plateali (oltre che assurdi), che fa seguito ad una “resuscitation” approntata con disinvoltura su uno dei protagonisti, mentre invece completamente ignorata sul terzo ospite soggetto a risveglio.
Regia sicura e coerente da parte di Morten Tyldum, regista con un discreto curriculum alle spalle (The imitation game, il più noto, ma pure e sin meglio Headhunters). Cast ridotto al minimo per esigenze di sceneggiatura, ma le due star Pratt+Laurence avvinghiati uno sull’altra, o stretti in piscina a nuotare con la vista panoramica sull’infinito, sono una cosa bella a vedersi nel contesto di una situazione più sciocca che veramente anacronistica.
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