Regia di Tom Ford vedi scheda film
Corpi sfatti, opulenti, attempate majorettes over-size che tracimano adipe sotto uno scroscio di glitter, che lasciano fluttuare la loro steatopigia sotto la forza insopprimibile della gravità: è questo l'incipit dell'opera seconda di Tom Ford, già stilista per Gucci, che mette metaforicamente in scena con una prima, potentissima sequenza, la decadenza di un'epoca che diventa rappresentazione artistica nell'idea della protagonista Susan (Adams), gallerista con marito fedifrago. A lei arriva, inaspettato, il copione del primo romanzo di quel primo marito (Gyllenhaal) che lei lasciò, prima ancora che questo riuscisse ad affermarsi come scrittore. Il romanzo, Animali notturni, parla di tra balordi che, di notte e in una strada deserta, fermano un uomo mite impersonato proprio dallo scrittore, sua moglie, la stessa Susan, e la loro figlia adolescente, per poi uccidere le due donne.
Tratto dal romanzo pubblicato nel 1993 da Austin Wright, Animali notturni è un deciso passo in avanti rispetto all'estetismo oleografico di A single man. Il tema della vendetta (declinato secondo la dimensione affettiva, fisica e legale) è portato sul grande schermo con un racconto stratificato che riecheggia moltissimo i migliori lavori di Lynch (pur tenendo un occhio puntato su Hitchcock) e nel quale l'impianto formale denota, ancora una volta, raffinatezza, tentazioni glamour, ma anche grande perfezionismo e piena padronanza tecnica, tanto in fase di ripresa che di montaggio. Aiutato da un cast di grido nel quale l'entrata in scena di Michael Shannon sovrasta tutti gli altri, questo notevolissimo thriller psicologico, un racconto nel racconto, non attenua mai la tensione, pur lasciando sospeso qualche rivolo narrativo e inserendo elementi programmaticamente mirati a spiazzare lo spettatore.
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