Regia di Tom Ford vedi scheda film
Le figlie tendono sempre ad assomigliare alle loro madri.
Un'onda di malinconia mista a tensione si stende sullo spettatore fin dalle prime immagini, quando vediamo gli occhi spenti di Susan alle prese con la sua vita infelice fra un lavoro di gallerista che non la appaga più e una bella casa troppo vuota e fredda in cui le emozioni sono ridotte a briciole.
L'arrivo per posta, completamente inatteso, di una bozza del romanzo scritto da Tony, suo primo marito, che le chiede un parere, concede a Susan attraverso la lettura di una storia cupa e violenta di ripensare al suo recente passato e al suo rapporto con Tony...
Non ho letto il romanzo di Austin Wright da cui è tratta la storia, ma lo stupefacente e policreativo Tom Ford, che ne firma la sceneggiatura e la regia, ci consegna un'opera corposa e complessa, in cui fa svolgere un doppio intreccio: il principale si alterna al secondario procedendo a singhiozzo, interrompendosi ogni volta che il personaggio di Susan smette di leggere e ricominciando ogni volta che riparte.
In questo modo Susan ha l'opportunità di fare un bilancio della sua vita, di ripensare a chi era e a chi voleva essere diversi anni dopo la chiusura del rapporto con l'uomo che aveva amato quando era giovane e innocente, un aspirante scrittore impiegato come bibliotecario, e che aveva sposato nonostante gli ammonimenti materni.
Fisicamente e spiritualmente invecchiata, ormai compresa in un ruolo di apparenze e formalità mondane, sposata ora con un uomo che le fa svolgere una vita agiata ma vuota, e probabilmente non la desidera più, Susan ripensa a quanto sia diventata simile alla figura (odiata) di sua madre: a quanto abbia tradito se stessa in nome di un'ambizione di vanità.
E il libro che le arriva in casa, la cui trama noir si dispiega sotto i nostri occhi come una storia nella storia, e che inizialmente la turba e la ossessiona, finisce per essere il tramite per riabilitare l'immagine del vecchio marito, che lei vede proiettata nella figura del protagonista del libro stesso, e chiedergli di reincontrarsi.
"Ti sei mai chiesta se la tua vita è quella che volevi?", chiede una volta Susan a una sua collaboratrice.
E' una domanda che spesso non ci facciamo per paura della risposta che potremmo darci. E perché spesso depressione e solitudine si sono impossessate di noi con una presa pericolosamente stretta.
Non è facile mettere in scena il contrasto fra la vita immaginata e quella reale: Ford lo fa con grande abilità, col doppio binario di una storia - quella reale - piena di silenzi, di emozioni vacue, di città metropolitane perfette e tecnologicamente avanzate, e della vicenda del libro piena di azione, rumore, sangue ed emozioni forti in un contesto di un deserto scarno e polveroso.
Grande gusto estetico e grande cast, con le eccellenti prove dei tre protagonisti, Amy Adams, Jake Gyllenhaal e soprattutto Michael Shannon, nei panni del tenente-sceriffo texano tutto d'un pezzo.
Molto avvincente anche la colonna sonora, un po' vintage, di Abel Korzeniowski, che già aveva collaborato con Ford in A single man.
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