Regia di Tom Ford vedi scheda film
Si esce dalla sala smarriti ma felici di aver colto un film intelligentemente inquietante. Pregno di un'angoscia così efficace da turbare non poco lo spettatore. Non conoscevo questo regista, Tom Ford, ma dopo questo bel film mi riprometto di inseguire le tracce della sua precedente opera (prima) "A single man" di cui ho sentito dire solo bene. Il film è seducente, affascinante fino all'inverosimile, ti cattura, coi suoi simboli, i suoi rimandi misteriosi, le sue figure tra lo stereotipo e il nostalgico malinconico, ma soprattutto il continuo sovrapporsi tra fantasie e realtà, che è poi -quest'ultima- la cifra primaria di tutta la narrazione. Ford conferisce all'opera un senso del torbido e dell'intrigo che quasi lascia senza fiato, al punto che la devastata inquietudine della protagonista diventa anche quella dello spettatore, il quale assiste defintivamente rapito a questo continuo svrapporsi di racconto/romanzo e realtà vera, tanto che alla fine si fa non così agevole distinguere i due piani. E quel finale poi -quello di sicuro reale- racchiude comunque qualcosa di irrisolto che aggiunge uno sguardo ancor piu' vago ed intrigante ad un film in cui le suggestioni hitchcockiane regalano stile e bellezza. Siamo a New York, una ragazza borghese e un giovane scrittore s'innamorano e si sposano. Le cose non vanno come dovrebbero e lei -persona decisamente irrisolta ed inquieta- lo pianta per mettersi con un mezzo puttaniere che la tradisce. Lei nel frattempo diventa gallerista e mercante d'arte. Un bel giorno riceve per posta dall'ex marito un manoscritto di un romanzo nella cui lettura lei s'immerge come cercasse tra quelle pagine una risposta alle sue insoddisfazioni ricorrenti. E da lì inizia un racconto (quello narrato nel manoscritto) che si alterna alla realtà di lei. Non svelerò di certo cosa contiene quel manoscritto, ma non posso tacere che esso racchiude una vicenda fantastica ma che via via che il film procede acquisisce contorni quasi reali, popolata com'è di personaggi squallidi e violenti. L'imopressione netta che si percepisce è che il suo ex abbia voluto affidare a quel manoscritto fattole pervenire il senso di una vendetta per essere stato lasciato. Ovviamente mi fermo qui, anche perchè ho già detto troppo. Il cast. Formidabile. Con tre protagonisti giganteschi nella loro potenza espressiva. Ma volendo stilare una classifica, comincerei dalla fine...da un bravissimo e tormentatissimo Jake Gyllenhaal, un incredibilmente efficace Michael Shannon, e al primo posto una strepitosa Amy Adams, attrrice che ad ogni interpretazione affronta ruoli sempre piu' intensi ed impegnativi e infatti questa prova è una perla nella sua carriera. In mezzo a blockbuster acchiappaincassi e a stronzatine comiche, nelle nostre multisale finalmente un film "che vale".
PS: anche il commento musicale curato da Abel Korzeniowski (ho dovuto fare il copiaincolla, mamma mia che nome) regala preziose suggestioni.
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