Regia di Tom Ford vedi scheda film
Serrato e profondo fino alla fine, il film di Tom Ford esplora terreni non solo di pertinenza del dramma interiore ma è capace di farci inabissare in un limbo infernale dove la mente cerca invano di ripararsi-
"Arrivare a metà della vita significa salire in cima ad una scala e accorgersi di averla appoggiata al muro sbagliato-" (Tom Ford)
Tra gli aggettivi più ricorrenti usati per definire la presenza di Tom Ford tra i cineasti c'è quello di outsider, ma dopo due soli film anche se realizzati con sette anni di distanza la definizione che lo catalogherebbe come un elemento ancora esterno all'establishment del cinema è ormai riduttiva. Se con il folgorante esordio di A single man (2009) il regista scandagliava in profondità le conseguenze della perdita amorosa, avvalendosi di una componente autobiografica e di un'estetica che si rivelava già piuttosto identificabile e corredata da una narrazione lineare, nel nuovo Nocturnal animals Ford dilata le tracce del racconto. Lo divide con un ricco sotto testo con cui alterna generi e toni della storia, riuscendo a convogliare l'attenzione tra cambi di ritmo e a stimolare riflessioni introspettive che animano quelle della protagonista del film. L'inizio shock con un'immagine così disturbante quanto stilizzata degna di David Lynch, racconta molto più di quanto mostra. I corpi in disfacimento che sono la materia dell'inesorabilità del tempo non solo appartengono alla generalità di ogni tipo di esistenza, ma rappresentano l'interiorità, il rimosso celato dell'animo. Susan è una gallerista di Los Angeles, quei corpi in mostra sono arte da esibire, materia di lavoro con cui con- vivere. La donna alle prese con la crisi del suo matrimonio riceve un manoscritto, opera dell'ex marito Edward ( non lo vede da vent'anni ) che farà affiorare le tensioni e i pensieri che nasconde più o meno inconsciamente. Il racconto si sdoppia nella visualizzazione del manoscritto dal titolo Nocturnal animals, i piani intertestuali diventano tre. Oltre al presente e al racconto emerge anche quello del passato in cui Susan ha scelto ad un certo punto della sua vita di abbandonare Edward, giovane scrittore pieno di sogni, per l'uomo ricco e di successo, Hutton. Prende così forma quella cima della scala eretta dalle proprie scelte dalla quale non si può più scendere. E' la parola scritta che cresce inesorabilmente, trasmette significati che vanno oltre il loro semplice suono , si fa materia viva e dolente, Ford usa tutti quegli stratagemmi di sceneggiatura per gratificare lo spettatore, ma anche per immergerlo velocemente nell'atmosfera del film, come quando Susan ricevendo il libro si farà un piccolo taglio ad un dito sfogliandone le pagine, e la piccola goccia di sangue vivo che ne uscirà non sembra linfa appartenente al suo mondo altolocato. All'opposto, c'è la terra del manoscritto, ambientato in un Texas rurale polveroso e violento in cui si realizzano i più terribili incubi per una quieta famiglia in cui Susan vede riflesso quello che sarebbe potuto essere con Edward. Intersecando i tre piani del racconto Ford emerge lo stesso disagio, molto viene descritto da Edward e altro viene rielaborato dalla mente di Susan. La possibilità di una ricomposizione o del ritrovamento dell'amore perduto si fa largo come già in A single man, perdita e rinascita sono strade che scorrono affiancate e il messaggio prevalente di Ford sta proprio in questo, nel guardarsi dentro con coraggio, senza scordarsi della realtà, e anche stavolta il regista aggira l'esibizione di un'estetica apprezzabile ma fine a se stessa, sarà sempre la sostanza a prevalere. Il personaggio di Susan risulterà sfaccettato e contraddittorio (bene interpretato da Amy Adams, una rossa che fa il paio con Julianne Moore del precedente film) colpa, vendetta e redenzione circoscrivono il suo profilo psicologico, mentre la rielaborazione del passato prepara il suo conto da pagare. Realtà e finzione si attorcigliano intorno alla presa di coscienza della donna, il narrato prende corpo e può essere ancora più offensivo delle deformità della carne, la parola non scritta invece perde il suo senso, il manoscritto con il suo contenuto rimarrà l'unico mezzo in grado di far affiorare la verità. Lo sguardo di Ford risulta ancora più affinato e quasi cinico, la sua permanenza quasi stabile in Europa gli ha permesso di non legarsi troppo alle regole di quello che "non è un paese per vecchi" situandosi maggiormente verso quegli autori che anche lavorando da quella parte di mondo hanno sempre privilegiato lo sguardo critico sulla società. Ciò nonostante una profonda componente umana e dolente connota il racconto, permeandolo di una malinconica amarezza e di una tensione palpabile.
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