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Animali notturni

Regia di Tom Ford vedi scheda film

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La recensione su Animali notturni

di Spaggy
9 stelle

Susan, affermata direttrice di una galleria d’arte, riceve una bozza del primo vero romanzo di Edward, colui che era stato molti anni prima il suo primo marito. Da sempre con aspirazioni da scrittore, Edward ha portato a termine una storia da egli stesso definita “diversa dalle precedenti” e gliela ha dedicata. In mezzo a una crisi sia affettiva sia finanziaria con il nuovo consorte, Susan inizia a leggere durante una delle sue innumerevoli notti insonni le prime pagine e viene improvvisamente rapita dal contenuto.

Il libro, chiamato Animali notturni, racconta l’infernale esperienza di Tony Hastings, un comunissimo padre di famiglia che si mette in viaggio verso Marfa insieme alla moglie e alla figlia adolescente. Di notte, lungo le strade del Texas, in un punto in cui non sembra vivere anima alcuna, i tre si imbattono in due automobili che, per gioco o per noia, si dilettano a terrorizzare chi passa da lì per puro caso. Un gesto della figlia segna l’inizio di un crescendo di brutalità che culmina con due omicidi e stupri. Inerme, Tony trova l’insperato aiuto del detective Bobby Andes, dai modi che ricordano quelli di uno sceriffo del vecchio West.

Immersa nella lettura del romanzo, Susan ha modo di rivedere e ripensare alla sua vita presente e passata. Mentre prende coscienza del tradimento del secondo marito, ripensa all’incontro con Edward, alle proprie lotte generazionali e classiste con la famiglia d’origine, ai suoi sogni e a che cosa ne è stato delle sue aspirazioni. L'intreccio del suo presente con il presente del romanzo e con il proprio passato la portano via via a credere che Animali notturni sia il modo che Edward ha scelto per parlare di “vendetta” e rivolgersi a lei. Del resto, per la prima volta, nota nella sua galleria un quadro che lei stessa aveva provveduto ad acquistare in cui la parola svetta scritta con grandi caratteri bianchi su sfondo nero.

Amy Adams

Animali notturni (2016): Amy Adams

Tom Ford a sette anni di distanza da A Single Man torna dietro la macchina da presa e adatta un romanzo di Austin Wright. Nel seguire tre differenti piani narrativi intrecciati, gioca con le immagini trovando sempre un richiamo: sia ora un oggetto o un rumore sia ora una situazione o un chiasmo visivo, le soluzioni di continuità adottate non prevedono brusche rotture del racconto. Assistendo a una continua e immaginata suddivisione dello schermo in tre piani paralleli, Ford si diverte a mischiare il qui e ora con il non qui e il non ora, cercando tutte le vie intermedie senza smarrirsi. Tenendo ferma la mano, ci offre il punto di vista di Susan affondando nella sua mente, nei suoi sentimenti e nelle sue reazioni. Non è un caso che scelga Jake Gyllenhaal come volto sia di Edward sia di Tony, proiettando in lui le aspettative di Susan e le sue posizioni.

L’eleganza formale delle immagini, in cui tutto è perfetto e alla moda, che riguarda il mondo di Susan si scontra con l’aridità del Texas e del suo deserto, palcoscenico di una storia senza redenzione in cui il cattivo (o i cattivi) rimangono sempre tali e il buono della situazione arriva a ottenere giustizia solo grazie all’intercessione di un aiutante. In un contesto in cui vige la legge del più forte, Tony non riesce a svincolarsi dai suoi nobili ideali anche quando ha davanti coloro che hanno distrutto la sua esistenza, finendo con l’annientarsi definitivamente. Sia ben inteso, Tony non è il giustiziere della notte: è solo un uomo che ha bisogno di capire perché non ha più la sua famiglia, perché qualcun altro gli ha portato via moglie e figlia. Almeno questa è la concezione che ne restituisce Susan che intravede nel protagonista il suo Edward, a cui lei ha negato il suo amore e la gioia di divenire padre abortendo e tradendolo con un altro uomo (divenuto poi il suo secondo marito).

La messa in scena su più piani narrativi consente a Ford di giocare con l’arte stessa e con il concetto di creazione. Sia Edward sia Susan sono artisti: mentre il primo ha continuato a perseguire il suo sogno di diventare scrittore, Susan ha mollato le sue velleità per vivere dell’arte degli altri. Ciò che Susan fa quando si ritrova davanti il romanzo dell’ex marito non è altro che ritornare a creare qualcosa, mettendo in scena una storia che allegoricamente racconti la sua. A suggerire che sia Susan a crearsi un significato parallelo è il finale, in cui si evince come forse tutto ciò che lei immagini, con annessi sensi di colpa, non esista tra i sentimenti di Edward. Cos’è del resto l’arte del creare se non un mezzo per veicolare la propria personalità, il proprio ego e le proprie emozioni, agli altri? Così è l’arte del creare se non un mezzo per esaminarsi e analizzarsi? E cos’è se non quella che Ford ha sempre praticato con la sua esperienza nel mondo della moda?

Finemente curato, Animali notturni fa dell’arte veicolo di messaggio sin dalla sequenza iniziale, in cui un gruppo di anomali domatrici da circo in sovrappeso si mostrano nude e danzano. Sono parte di un’installazione artistica, avanguardia o forte messaggio sociale saranno poi i critici e i destinatari a stabilirlo. Anche il romanzo di Edward sembra rispondere alla stessa concezione: è la destinataria a valutare la portata dello scritto e a farlo proprio, dopo aver rimesso in discussione ciò che ne è stato della sua arte creativa. A chi è diretta l’arte oggi? sembrerebbe chiedersi Ford. Esiste un metodo oggettivo per valutarla o tutto dipende dalla percezione e dall’esperienza di chi è di fronte a un’opera?

Animali notturni è anche un bell’esercizio di stile: tre film in uno, si potrebbe dire. Il dramma da camera, il thriller a sfumature western con tanto di critica sociale e il dramma sentimentale, si coniugano e si intrecciano senza mai prevaricarsi, confermando come Ford abbia dimestichezza con la macchina da presa e regalando performance attoriali degne di nota, quelle di Amy Adams (è la protagonista Susan) e di Michael Shannon (è il detective Andes) su tutte.

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