Regia di Karel Reisz vedi scheda film
Prima di La doppia vita di Dan Craig (1964), Karel Reisz era stato autore di un'opera fondamentale del free cinema come Sabato sera, domenica mattina (1960), tratto da un misconosciuto capolavoro della letteratura qual è l'omonimo romanzo di Alan Sillitoe. Successivamente, il regista inglese girerà Morgan matto da legare (1966), concludendo una trilogia ancora legata al ciclo di rinnovamento del cinema britannico. Nel prosieguo della sua carriera, Reisz realizzerà ancora film di valore (in particolare 40.000 dollari per non morire e La donna del tenente francese), ma già a partire dal quarto lavoro, Isadora (1968), aderirà ad un cinema di stampo hollywoodiano o simil tale.
In La doppia vita di Dan Craig ritorna il volto aperto e un po' arrabbiato dell'Albert Finney di Sabato sera, domenica mattina, nella parte di un personaggio che non può non fare i conti, consapevolmente o meno, con Barrett, il protagonista del Servo (1963) di Losey, magistralmente interpretato da Dirk Bogarde. Danny Craig non ha la prontezza psicologica e la fredda astuzia di Barrett, tant'è che ci viene fin dall'inizio presentato nell'atto di sbarazzarsi del cadavere di una donna che ha appena ucciso. E tuttavia, pur nella sua follia, il giovane ha l'intelligenza di insinuarsi nella casa di due donne dove la propria fidanzata lavora come domestica.
Il difetto che risalta rispetto al Servo è che laddove c'era un'inversione dei ruoli che poteva essere letta anche in chiave di metafora della lotta di classe, qui siamo piuttosto di fronte alla descrizione di un caso clinico. È ovvio che non tutti i film possano avere la medesima riuscita: quella minore di La doppia vita di Dan Craig rispetto al Servo è probabilmente dovuta anche al fatto che il copione del primo è dello sceneggiatore Clive Exton, autore di testi televisivi tratti dai romanzi di Agatha Christie, mentre dietro al capolavoro di Losey c'era - oltre all'ottimo romanzo di Robin Maugham - il genio di Harold Pinter.
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