Regia di Ewan McGregor vedi scheda film
Esordio alla regia di Ewan McGregor, massacrato dalla critica, ingiustamente dico io. Il libro da cui è tratto dicono sia un capolavoro ed io non l’ho mai letto quindi sono esente da quel paragone che molti cadono/fanno tra pellicola e opera letteraria. Troppo cattivi anche per la sua interpretazione, visto che avrebbero preferito un altro volto che desse più intensità e più dolore a quegli eventi devastanti che subirà la sua famiglia, “perfetta”. Invece è proprio quell’aria da uomo tranquillo, quel viso, quell’espressione che sembra non accettare mai l’ineluttabile destino a cui la figlia, prima, e il mondo che lo circonda, dopo, crollano davanti ai suoi occhi, a convincere pienamente e dare spessore al personaggio e alla pellicola.
Politica, guerra in Vietnam, manifestazioni giovanili, questioni razziali, insomma gli anni 60 turbolenti che demolivano il sogno americano a cui il padre (il migliore ma anche uno dei tanti) sembrava essere indirizzato grazie ad una gioventù da numero uno. Ti porta a farti molte domande, fa riflettere anche come una sola immagine passata in tv (in questo caso, il monaco buddista che nel 63 si diede fuoco) possa cambiare, indirizzare la vita di una persona verso il baratro e a nulla servono le raccomandazioni, le spiegazioni, la “protezione” dei genitori. Un film toccante, sentito, nero, non privo di difetti (si poteva osare di più) ma da salvare assolutamente visto anche il coraggio dimostrato dal regista nel dirigerlo (molti si sono tirati indietro).
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