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Café Society

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Café Society

di mm40
4 stelle

Anni Trenta. Il giovane Bobby viene assunto a Hollywood dallo zio Phil, agente dei divi del cinema, con mansioni di fattorino; si innamora ricambiato della segretaria dello zio, Vonnie, pur essendo all'oscuro del fatto che Vonnie ha appena concluso una relazione extraconiugale proprio con Phil. Quest'ultimo, non appena si saranno scoperte le carte, riconquisterà la ragazza lasciando la moglie per lei. E a Bobby non rimarrà che tornare a casa, a New York, e fare lavoretti per il fratello, piccolo gangster locale.

 

Cafè society è un'opera elegante e formalmente accurata, un omaggio colmo di nostalgia e di gratitudine verso un mondo ormai lontano - ma non del tutto scomparso - nel quale prendeva vita il concetto di star system e il cinema diveniva un'industria; la storia si svolge a cavallo fra New York e Hollywood, ovvero i due luoghi che hanno dato di più a Woody Allen, come sempre autore unico dei suoi copioni. Ben diretto, ben recitato, ben scritto dal punto di vista dell'intreccio, il film soffre però di una preoccupante mancanza di vitalità, cioè essenzialmente di ritmo: specie nella seconda parte, la narrazione procede a stento e non bastano i numerosi interventi della voce off a ridestare l'attenzione dello spettatore o a chiosare in breve le situazioni più prolisse, perchè la storia semplicemente non decolla mai. Un film bello, ma vuoto: esteticamente riuscito - e c'è anche la fotografia di Vittorio Storaro, che con Allen non aveva mai lavorato - e allo stesso tempo privo di verve, forse proprio per colpa dello sguardo eccessivamente emozionato da parte del regista-sceneggiatore sulla materia narrata. D'altronde Woody è questo: dopo un titolo nel quale la trama traballava e ciò che importava principalmente era la morale di fondo (Irrational man, 2015), questo Cafè society non prevede alcun insegnamento, ma cerca solo di offrire al pubblico un bel prodotto di mero intrattenimento. Fra gli interpreti: Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Steve Carell e Blake Lively. Nello stesso 2016 Woody Allen girava anche la sua prima serie, Crisis in six scenes, per Amazon studios: gli standard qualitativi non sembrano averne particolarmente risentito. 4,5/10.

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