Regia di Woody Allen vedi scheda film
Purtroppo a causa di una serie di sopravvenuti impegni mi son dovuto perdere diverse uscite (dai "Magnifici Sette" al pixariano "Dory", che spero anyway di recuperare) ma per nulla al mondo potevo perdermi il nuovo capolavoro del Maestro Allen. Certo, vabbè, ogni volta che esce un suo nuovo lavoro son già pronti i detrattori in servizio permanente effettivo con la solita litania "che non è piu' quello di una volta" ed altri bla bla bla. Chi mi conosce sa quanto io adori il Maestro e che -per dire- ho amato perfino quel suo film ambientato a Roma che mezza Italia ha aborrito mortalmente, perchè anche lì erano presenti tracce del suo Genio. Vi eviterò il pippone sul mio incondizionato amore per il suo stile, mi limiterò ad affermare che oggi Allen rappresenta l'estremo (l'ultimo?) baluardo in opposizione alla volgarità e al cattivo gusto (e anche alle furbizie meschine di un cinema senza idee che per tamponare emorragie di spettatori dalle sale non fa ormai che rimestare tra sequel, prequel o ridicole fiabe classiche riviste in chiave gothic). E poi la sua ironìa, la sua straordinaria capacità di parlarci dell'Anima degli Uomini, del loro rapporto con la religione e con l'aldilà. Il tutto in una chiave squisitamente laica che adoro. E dopo il sublime "Magic in moonlight" e il meravoglioso "Irrational man" ecco arrivare nelle sale un mezzo capolavoro come questo "Cafè Society" che vede dietro la macchina da presa un Woody in grandissima forma. Che ancora una volta si interroga sulla precarietà e le debolezze dell'animo umano e sulle strade che piu' o meno fatalmente possono imboccare i nostri sentimenti. Naturalmente col consueto campionario di personaggi e di caratteri assolutamente tutti godibili e sul suo amato sfondo della comunità ebraica. Ebraismo di cui egli si diverte un mondo a sfrucugliare ossessioni e luoghi comuni con la consueta dose di pepato umorismo. Un Maestro, appunto. Uno di quei fenomeni che nel Cinema si contano sulle dita di una mano (Hitchcock, Truffaut, Polanski, Fellini e chi altro?). Un cinema oltretutto che può (non è mica facile, sapete?) toccare vette d'ispirazione eccellenti con eleganza senza per questoi essere -assolutamente- "fighetto" ma anzi riaffermando la propria potenzialità di prodotto popolare che incassa egregiamente nelle multisale. E veniamo a quest'ultimo lavoro. Una storia d'intrighi amorosi, sotto il cui smalto si nasconde molto di piu', la solita indagine sugli Uomini e le Donne, sulla loro tendenza a commettere errori, insomma un viaggio, as usual godibile, nella galleria della Commedia Umana. Ambientazione semplicemente stupenda, la vecchia Hollywood dei divi e delle grosse produzioni. popolata anche di poveri cristi e di straccioni arricchiti e non solo dunque di milionari. Ma poi, scusate, del commento musicale ne vogliamo parlare? Ma le musiche sono una benedizione (come sempre nei suoi film)!!! Quel pianoforte jazz onnipresente per tutta la durata, quella mirabile tromba che affiora, quella cantante jazz che si ebisce nel night, ragazzi tutto ciò mi esalta....e mostra ancora una volta la sensibilità del Woody musicista. Un produttore di Hollywood che galleggia in quell'ambiente spesso fasullo e di millantatori, si trova ad affrontare una crisi personale tremenda che lo porta ad entrare in conflitto non solo con la moglie ma anche col suo giovane nipote per motivi che qui sarebbe complicato spiegare e inoltre si rischierebbe di sconfinare nello spoiler. Come quasi sempre accade con Allen la selezione del cast è ferrea, solo attori super bravi (anche e soprattutto nei ruoli di contorno), offrendo un magnifico palcoscenico ad una manciata di attori semplicemente fantastici. I quali inscenano con mirabile talento il consueto Teatrino Ebraico che tutti conosciamo ed amiamo. E dopo aver adeguatamente omaggiato l'ottimo lavoro svolto dal nostro magico Storaro, vediamolo da vicino, questo cast. Che dire di Jesse Eisenberg, se non che questo giovane attore sta crescendo di film in film, mostrando una sensibilità che forse in pochi ci aspettavamo da lui? Blake Lively attrice ormai tra le piu' versatili e dotata di una bellezza impressionante. E poi arriviamo al top. Ai due Giganti del film. Una Kristen Stewart assolutamente straordinaria, oltre che femmina sensualmente romantica ....e si resta allibiti se si pensa alla sciacquetta in ambasce per i fottuti vampiri (o lupi mannari o quel cazzo che erano) ai tempi dei bimbominkia di Twilight, la magnifica Kristen è cresciuta e lo sta "gridando" di fronte a tutti. E infine quello che da oggi in poi è per me un Mito d'attore. Steve Carell. So che mi sono dilungato oltre misura ma qui mi sia consentito di aprire una parentesi a cui tengo. Carell era (ed è) un onesto professionista della commedia americana (anche se le sue commedie sinceramente mi facevano discretamente schifo) ma negli ultimi anni ha saputo riciclarsi in splendido attore drammatico, tirando fuori una vena istrionica inaudita. Ed è qui che si vede quella stoffa che noi italiani manco ce la sognamo. Pensate ai nostri miserabili tentativi di affidare ruoli drammatici a gentaglia come Greggio e Boldi i quali ci hanno rimediato solo figure di merda (con buona pace di Pupi Avati). Riflettiamo su questo. Steve Carell sia di esempio, in questo senso, ai nostri miseri comici vanziniani.
E' Grande Cinema.
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