Regia di Thea Sharrock vedi scheda film
Un Quasi amici dei poveri.
Versione per i teenagers, melodrammatica e gnagnarellosa, che sfiora appena temi tosti come l’assistenza continua, le crisi di rigetto, l’eutanasia.
Gran fighetto dell’high society, rimane paralizzato dal collo in giù.
Quindi non un poveraccio fornaio o metalmeccanico qualsiasi, ma uno strafigo impallato di soldi e gnocca, sportivo, ricco, bellissimo e destinato all’Olimpo dei Vincenti, se il Fato non avesse deciso di giocargli un tragico scherzo.
Dall’altro lato abbiamo una bamboletta pop stravagante, bruttina, con le sopracciglia indipendenti dal viso, che la faranno da protagoniste per l’intera pellicola, muovendosi in lungo e in largo, in alto e in basso, ad ogni viirgola di stato emotivo, come se a disegnarle fosse stato Walt Disney in persona.
(devo dire uno dei fastidi maggiori del film..)
Queste due entità, che in circostanze normali non si sarebbero strusciate neanche per sbaglio, vengono a contatto, ovviamente negativamente all’inizio e man mano scoprendo affinità elettive e da lì prenderà vita tutta la vicenda che ognuno può immaginare, riuscendo - se non altro - ad affrancarsi da uno scontatissimo finale.
Il contorno è stracolmo di scontatezze: dall’ex di lui, che dopo aver resistito giusto qualche mese alle inevitabili crisi del novello quadriplegico, lo inviterà addirittura al suo matrimonio, fino alla famiglia di lei, corredata di insopportabile fidanzato, fissato patologicamente col fitness.
L’unico a dimensione umana accettabile, che non è disegnato sopra le righe, è l’infermiere che - guarda caso - si sobbarca tutto il “non guardabile”, che in questi casi, poi, rappresenta la vera piaga di una vita da infermo e da inferno.
Insomma, aridateme Quasi amici.
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