Regia di Thea Sharrock vedi scheda film
Discreta avventura amorosa e drammatica. Non ne sarete conquistati? Sono convinto che, almeno un po', l'apprezzerete... nonostante qualche pecca visibile!
"Vivi bene! Semplicemente, vivi!" (William Traynor / Sam Claflin)
Che sia stato il caldo? O la compagnia con cui ho preso visione del film, in questa afosa serata di un venerdì di fine estate?
Il fatto è che, nonostante i suoi difetti, Io prima di te non mi è dispiaciuto affatto, anzi si è rivelato di gran lunga superiore alle aspettative.
Ma non esaltiamoci troppo: certo non è un capolavoro memorabile, però una sufficienza piena, senza se e senza ma, sembra essersela meritata.
Non mi dilungherò sulla trama, che tratta essenzialmente del rapporto, prima turbolento e poi sempre più profondo, tra un ricco ragazzo divenuto tetraplegico a causa di un incidente e la sua nuova, stravagnate bandante, chiamata a svolgere un ruolo importantissimo (si potrebbe dire virtale) per lui e per loro.
Il giovane tetraplegico è interpretato dal britannico Sam Claflin, in una performance non certo indimenticabile: piuttosto ridotta, infatti, la gamma di emozioni che trasmette allo spettatore, ben più variegata invece quella richiesta da un ruolo di questo genere.
Di tutt'altro spessore la badante, che assume il graziosissimo volto della bella Emilia Clarke, in grado di conquistare da subito la simpatia di tutti gli spettatori (e pure delle spettatrici).
L'empatia che si sviluppa tra il pubblico e la protagonista risulta a conti fatti fondamentale per la discreta riuscita del film, ed è sicuramente maggiore a quella tra la Clarke e Claflin, che pare sempre un po' troppo artificiosa, e che de facto non riesce mai a decollare.
La sceneggiatura, ricavata dal libro (di cui ignoravo l'esistenza) di Jojo Moyes, uscito nel 2012 in lingua originale, omonimo del film, regge piuttosto bene tutta la durata della pellicola (circa 110 minuti) , senza strafalcioni che ne compromettano il giudizio.
In particolare ci vengono risparmiate le detestabili derive semplicistiche del genere Young Adult, in cui si temeva di dover incorrere e che sono state (sorprendentemente e fortunatamente) evitate.
La regia, affidata all'esordiente Thea Sharrock, non è delle più convincenti a causa di una mano un po' troppo insicura e poco elegante, tuttavia, a conti fatti, non sfigura neppure molto (si sono visti lavori di registi più esperti ed accreditati combinare decisamente di peggio).
Stucchevoli però le scene strappalacrime, in cui si incappa piuttosto spesso e a lungo, in particolare nel finale (di cui non rivelerò nulla, tranquilli!).
Il film tratta anche di tematiche a dir poco delicate come la disabilità e l'eutanasia. Mentre il tema della disabilità è stato – per forza di cose – trattato a sufficienza ed in maniera comunque apprezzabile, con una certa delicatezza non invasiva; lo stesso non si può dire dell'eutanasia, liquidata sì con maturità, ma troppo in fretta e senza una presa di posizione, rispettosa, che ci si poteva magari aspettare.
Una nota di merito va certamente alla fotografia di Remi Adefarasin, famoso per aver avuto lo stesso ruolo in film come Match Point e About a Boy – Un ragazzo, che ci mostra immagini ordinate ed eleganti, creando la giusta atmosfera.
Lo stesso vale per la colonna sonora, curata ed in generale piuttosto azzeccata.
Insomma, tracciando un bilancio finale il film è consigliato: una drammatica storia d'amore che sarebbe ingiusto declassare come una semplice e furba costruzione solo per giovani ragazze.
Gli spunti per una riflessione ci sono, per tutti.
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