Regia di Jaume Collet-Serra vedi scheda film
Quando la mancanza della sala cinematografica si fa sentire, ti butti nella visione di un qualsiasi film, pur di mettere piede tra le poltrone climatizzate del multisala vicino casa. L’astinenza è qualcosa di incontrollabile e cedere alla tentazione, quando si parla di settima arte, è piuttosto facile, per me. I trailer poi, durante l’estate, sono più pomposi e costruiti del solito, visto che il compito di attrarre cinefili si fa sempre più difficile ed è lecito utilizzare qualche mezzo anche non troppo lecito per arrivare a staccare qualche mezzo anche non troppo lecito per arrivare a staccare qualche biglietto in più. Fatto sta che un film interamente sorretto da Blake Lively non è sicuramente qualcosa che ci si augura (io non sapevo che era lei la protagonista, essendomi stato consigliato da amici, mi sono fidata del passaparola, ahimè), se poi la storia sembra fare acqua da tutte le parti, i motivi per scappare dalla sala sono più che validi. Imperterrito però resti lì e continui ad osservare sovrannaturale scena che mi passa davanti agli occhi. Dallo squalo cronometrato, ai denti che storcono il ferro. Scene surreali o piuttosto poco veritieri che rendono la visione fantascientifica più del dovuto. Una pellicola dai toni thriller che si macchia con scene viste e riviste, con non pochi riferimenti cinematografici: The beach e Lo squalo in primis, laddove Alla deriva non sembra essere escluso dalle citazioni. Un pastrocchio della settima arte. Tra mere citazioni e sprazzi di film all’americana.
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